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Abbigliamento equo e solidale: la certificazione Fairtrade

La filiera moda è molto complessa e articolata ed è stata spesso accusata di non rispettare adeguatamente i diritti umani di lavoratori e lavoratrici.

I problemi principali lungo la filiera tessile includono:

  1. Salari sotto il livello di sussistenza: secondo un rapporto di Clean Clothes Campaign, il salario minimo legale per un lavoratore dell’industria tessile e abbigliamento in India è di 8.608 rupie (circa 97 euro), che rappresentano il 36% in meno del salario di sussistenza necessario per vivere dignitosamente nel Paese.
  2. Questioni di genere: diverse inchieste hanno mostrato come, soprattutto nei Paesi produttori di materie prime, il luogo di lavoro sia spesso poco sicuro. Ad esempio, in Bangladesh, il 76% delle lavoratrici ha dichiarato di essere stata vittima di violenze fisiche o verbali da parte dei supervisori.
  3. Lavori forzati e sfruttamento minorile: Si stima che nella regione dello Xinjiang, in Cina, almeno 570.000 musulmani uiguri siano stati costretti a lavorare nei campi di “rieducazione”, ovvero in campi di lavoro forzato in cui producono vari prodotti per l'esportazione, in particolare prodotti realizzati con cotone che rappresentano un quinto della fornitura mondiale. 
  4. Morti sul posto di lavoro: una delle prime tragedie che ha mostrato le terribili condizioni di lavoro di molti lavoratori del tessile è quella del Rana Plaza, avvenuta nel 2013, dove 1.134 persone sono morte per il crollo di alcune fabbriche di abbigliamento in Bangladesh. Nel 2021, inoltre, si è registrata la morte di 28 persone in un laboratorio clandestino sotterraneo a Tangeri, in Marocco, a causa delle piogge torrenziali.

La presa di coscienza delle criticità sociali che spesso si riscontrano lungo la filiera ha portato alla nascita del concetto di commercio equo e solidale, o Fair Trade. 

Il movimento del commercio equo e solidale ha avuto origine nel Nord Europa negli anni '50 e '60 come risposta alla povertà e allo sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo.

Negli anni, il commercio equo e solidale si è affermato in maniera sempre più importante, e per questo è stata creata la certificazione Fairtrade

Fairtrade è registrato presso l’Unione Europea come marchio di certificazione ed è stato sviluppato dall'organizzazione no-profit Fairtrade International

I prodotti e la produzione Faitrade, per definirsi tali, devono essere basati su 3 principi:

  • Pagamento di un compenso minimo all’agricoltore;
  • Pagamento di un premio extra versato direttamente alle organizzazioni dei produttori locali;
  • Rispetto dei diritti umani e ambientali attraverso una produzione che tuteli la biodiversità locale e la manodopera.

Il fenomeno Fair Trade nella moda

 

La presenza della dicitura 'equo e solidale' sui prodotti non garantisce automaticamente che questi rispettino effettivamente tali principi. Per questa ragione, è importante conoscere le certificazioni disponibili e gli aspetti ambientali e sociali che le certificazioni stesse proteggono.

A questo proposito, la certificazione Fairtrade assicura che il prodotto in questione rispetti i requisiti del commercio equo e solidale. La certificazione Fairtrade tutela una vasta gamma di prodotti, tra cui cioccolato, caffè, tè, zucchero, miele, riso, banane, frutta tropicale, biscotti, cereali per la colazione, snack, succhi di frutta, cotone, cosmetici, gioielli e fiori.

Considerando le difficoltà sociali del settore moda, l’organizzazione Faitrade International ha sviluppato certificazioni e standard appositi e specifici per l'industria del fashion. 

In particolare, sono state create due diverse tipologie di certificazioni che garantiscono la produzione e il commercio equo e solidale delle fibre di cotone e dei capi finiti:

  • La certificazione Fairtrade Cotton;
  • La certificazione Fairtrade Textile.

La certificazione Fairtrade Cotton

 

Fairtrade collabora prevalentemente con i piccoli agricoltori dei Paesi in via di Sviluppo per proteggere la loro salute e sicurezza, ma anche per implementare pratiche di coltivazione più sostenibili

In particolare, Fairtrade vieta l’utilizzo di semi di cotone geneticamente modificati, incentiva la riduzione o l’eliminazione dei prodotti chimici e promuove una gestione più razionale delle risorse idriche nei campi. Ad esempio, i campi di cotone Fairtrade in Africa occidentale e in India sono irrigati solo con l'acqua piovana, riducendo l'impronta idrica della regione rispetto alla produzione in altri paesi.

Attualmente, più di 100 milioni di produttori in oltre 75 paesi sono coinvolti nella produzione di cotone certificato Fairtrade. 

Accanto alla sostenibilità ambientale durante il processo di produzione del cotone, la certificazione Fairtrade Cotton assicura condizioni di lavoro sicure e giuste aiutando i piccoli produttori locali a costituire cooperative indipendenti che tutelino i lavoratori.

La certificazione Fairtrade Textile

 

Inizialmente, la certificazione si concentrava solo sui produttori di cotone. Tuttavia, a partire dal 2016 sono stati introdotti il Fairtrade Textile Standard e il Fairtrade Textile Programme per garantire il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori in ogni fase della produzione, dal seme di cotone ai capi finiti. L'obiettivo del progetto è quello di prevenire abusi e violenze garantendo il rispetto dei diritti dei lavoratori in tutta la filiera produttiva.

Fairtrade Textile Programme è uno strumento per supportare le aziende nel loro percorso di certificazione. 

Esperti indipendenti valutano il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei requisiti ambientali e di sicurezza sul lavoro. Il processo di audit pre-certificazione si concentra sulla tutela dei diritti dei lavoratori, sulla retribuzione dignitosa e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il Fairtrade Textile Standard è un componente del Fairtrade Textile Programme e prevede il rispetto dei seguenti principi per i lavoratori:

  • Salario di sussistenza: il Fairtrade Textile Standard richiede l'attuazione di salari dignitosi entro sei anni;
  • Empowerment dei lavoratori: lo standard offre supporto ai lavoratori per migliorare il loro status e la loro posizione all'interno dell'azienda;
  • Sicurezza e salute sul luogo di lavoro: il Fairtrade Textile Standard stabilisce i requisiti per la sicurezza sul lavoro, compreso l'uso di indumenti protettivi, la corretta gestione dei materiali pericolosi e la sicurezza degli edifici;
  • Condizioni di lavoro: lo standard comprende i requisiti relativi all'orario di lavoro e straordinario, ai contratti di lavoro e al lavoro interinale;
  • Formazione dei lavoratori: lo standard promuove la sensibilizzazione sul tema relativo ai diritti dei lavoratori.

Inoltre, il Fairtrade Textile Standard prevede un elenco di materiali specifici vietati per la produzione tessile che possono essere dannosi per la salute umana e per gli ecosistemi naturali.

Conclusioni

 

Lo straordinario sviluppo del commercio equo e solidale negli ultimi anni dimostra quanto sia importante per i consumatori conoscere la storia dei prodotti che acquistano. 

La certificazione Fairtrade garantisce al cliente finale che i diritti dei lavoratori e i requisiti ambientali siano stati protetti e rispettati in ogni fase della filiera produttiva, e che l'acquisto di prodotti equo-solidali permette di sostenere direttamente le comunità locali. 

Scegliere un commercio equo e solidale significa anche promuovere una moda più sostenibile, che utilizza materie prime provenienti da un commercio e da una produzione fair.

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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