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Intervista a Artknit Studios: Durabilità, Digital e Filiera Corta

Per Artknit Studios tutto è iniziato a Biella, la capitale della lana. Il brand di maglieria nasce con una forte vocazione alla qualità e alla sostenibilità. L’azienda è stata fondata nel 2018 con l’obiettivo di fare leva sul digitale e su materiali di qualità superiore per creare meno prodotti, ma più resistenti e al miglior costo: per i produttori, per il pianeta e per i clienti.

Il loro motto è “acquista meno, acquista meglio”. 

Abbiamo parlato con Alessandro Lovisetto, il quale ha fondato l’azienda con lo scopo di sfruttare le tecnologie e valorizzare temi a lui molto cari, come quello del Made in Italy. In questo modo è nato un brand 100% digital con l’obiettivo di connettere filature, artigiani, manifatturieri italiani direttamente al cliente finale.

Ascolta l'intervista qui.

Alessandro, ci racconta la strategicità della metodologia di produzione adottata da Artknit definita “Made-to-order”, che consiste nella tecnica della produzione su ordinazione: da un lato è servita all’azienda per conoscere i laboratori che hanno voluto sposare il progetto, dall’altro è stato un utile modello per autofinanziarsi dimostrando la sostenibilità non solo a livello ambientale e sociale, ma anche a livello finanziario. Questo tipo di pratica permette infatti una produzione zero waste, dovuta dal fatto che la produzione viene avviata solo dal momento in cui l’ordine viene processato.

Non è solo la gestione dello stock di magazzino ad essere più efficiente; grazie ad una seconda tecnica utilizzata dall’azienda, quella del “Ready to ship“, è possibile effettuare piccoli ordini, permettendo di migliorare anche il servizio di spedizione rendendolo decisamente più veloce.

La metodologia del Made-to-Order, a detta di Alessandro, costituisce un vero e proprio vantaggio competitivo per l’azienda, senza la quale sarebbe più facile incorrere in diverse inefficienze produttive.

Artknit Studios

Il rapporto diretto e giornaliero con le proprie manifatture, ha  permesso al brand di organizzarsi e superare anche l’attuale periodo di crisi del Lockdown con più facilità. Il modello di business, senza intermediari e caratterizzato da una filiera corta, ha infatti permesso di agire in maniera più reattiva ed efficiente.

La gestione della logistica e la filiera corta (che non prevede intermediari) è uno dei diversi pillars di sostenibilità del brand. Tra gli altri, vi è anche il coinvolgimento della parte sociale: il tessuto artigianale dà infatti lavoro a decine di famiglie di lavoratori che hanno sposato questo tipo di progetto. 

La durabilità del capo è uno degli aspetti nevralgici tra le pratiche di sostenibilità adottate dall’azienda. Se, infatti, durante la pandemia, l’importanza di rallentare le collezioni e di produrre capi basati più sulla qualità che sulla stagionalità è stata una scoperta per diversi brand, per Artknit è stata una semplice conferma di una strategia produttiva ormai intrinseca nel proprio DNA e presente fin dall’origine del brand.

Lo stesso Giorgio Armani, ci racconta Alessandro, ha confermato l’importanza dell’aspetto, cristallizzando questo importante concetto all’interno dell’intero settore moda.

Il dialogo con i consumatori diventa fondamentale per un’azienda che fa di un proprio pilastro di sostenibilità la durabilità del capo. 

Artknit Studios

All’interno del packaging del prodotto, viene inserito un flyer che spiega al consumatore come prendersi cura del proprio capo al fine di prolungare la sua vita di utilizzo il più possibile. Inoltre, viene consegnata una piccola busta in cotone organico, utile per conservare il capo più a lungo e per comunicare all’acquirente altre informazioni importanti, come la gestione del capo e il lavaggio.

In fase di sviluppo è invece l’applicazione di un QR Code che permette al cliente un’informazione ancora più approfondita e, quindi, di conoscere la storia del capo acquistato e delle materie prime che lo compongono.

La comunicazione fatta sul sito web di Artknit si sviluppa in un vero e proprio storytelling a cui prendono parte attiva gli attori della filiera stessa, i quali vengono intervistati al fine di creare un rapporto diretto con il consumatore finale e dare un’impressione di trasparenza e autenticità.

L’obiettivo finale è quelli di spiegare in maniera semplice e comprensibile al cliente cosa implica scegliere un prodotto piuttosto che uno senza le stesse caratteristiche di sostenibilità. 

I progetti futuri di Artknit, da startup che si rispetti, sono tantissimi. Tra i più importanti, ci racconta Alessandro, c’è quello di diventare una B-corp e di aderire al sistema di Blockchain per avere un tracciamento della filiera completo: dalla materia prima alla filatura del capo alla manifattura degli artigiani.

 

Conclusioni

 

Durante la chiacchierata fatta con Alessandro sono emersi spunti davvero interessanti. Ancora una volta, si è dimostrato come la sostenibilità costituisca uno strumento per ottenere un vantaggio competitivo nel mercato. Se implementare pratiche di sostenibilità ha senso per molte aziende al fine di assecondare la crescente domanda da parte del mercato di, ad esempio, capi duraturi, di qualità e meno impattanti, questo non è l’unico beneficio riscontrato.

La riduzione dell’invenduto dovuta alla pratica del made-to-order, l’elevato grado di reattività in situazioni impreviste (come, ad esempio, durante la pandemia) dovute alla filiera corta, sono tutti aspetti che descrivono le pratiche sostenibilità non solo come un adeguamento a principi e valori dell’azienda, bensì come vere e proprie strategie che rendono la produzione più efficiente in termini di costi e tempi.

 

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Francesca Poratelli
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Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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