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Intervista a Devalia: innovazione e sostenibilità nella moda

In un articolo divulgato dal Parlamento Europeo si evince che il tessile sia uno dei settori responsabili dell’inquinamento delle acque. Ciò è dovuto soprattutto ai processi di tintura e finissaggio.

Alcuni processi di finissaggio dei tessuti sono pericolosi per l’ambiente e per la salute umana, come ad esempio la pratica di sbiancatura e graffiatura del denim. Negli ultimi anni, tuttavia, si sono compiuti progressi grazie all'utilizzo di tecnologie avanzate, come il processo di sbiancatura ad ozono del denim.

L’utilizzo di tecnologie emergenti e lo sviluppo di progetti innovativi può agevolare la transizione del settore moda verso una maggiore sostenibilità.

Quali sono i vantaggi ambientali derivanti dall’impiego dell’ozono nelle operazioni di sbiancamento del denim e quali sono le principali aree su cui l’industria del fashion deve focalizzarsi per ridurre i propri impatti attraverso l’innovazione?

Ne abbiamo parlato con Dalia Benefatto, founder di Devalia.

Ascolta l’intervista

L’utilizzo dell’ozono per un denim sostenibile


Cikis: Ciao Dalia, ti andrebbe di parlarci del tuo background generale e, nello specifico, del progetto relativo all’impiego dell’ozono nelle operazioni di sbiancamento del denim? L’utilizzo dell’ozono garantisce uno sbiancamento del denim di qualità paragonabile rispetto all’impiego di sostanze “tradizionali”? Quali sono i vantaggi ambientali derivanti dall’uso di ozono nelle operazioni di sbiancamento? 

D: Mi presento, sono Dalia Benefatto e sono una professionista del settore tessile e abbigliamento da più di 20 anni. La mia carriera professionale parte da studi conseguiti in chimica tintoria per poi proseguire nel tessile e abbigliamento, dove ho acquisito le conoscenze per realizzare capi in denim e pronto per tinta. Oggi, con Devalia, ho l'obiettivo di sviluppare progetti innovativi nel settore tessile con un approccio scientifico, in collaborazione con istituti di ricerca.

In risposta alla tua domanda, ho sperimentato i primi lavaggi ad ozono nel 2011 e ho riscontrato due grandi vantaggi ambientali: il primo sul consumo dell’acqua, che oggi abbiamo necessità di preservare, e il secondo riguarda l’utilizzo di prodotti chimici.

La qualità del denim sbiancato con l’ozono è paragonabile alle metodologie tradizionali soprattutto se accoppiata con la tecnologia laser. L'ozono è in grado di degradare l'indaco, sbiancando così il tessuto, ed è anche un gas naturale, rendendo il processo più sostenibile poiché avviene tramite un fenomeno elettrico senza l'utilizzo di prodotti chimici. I migliori risultati si ottengono con tessuti tinti con puro indaco.

Sostenibilità e nuove tecnologie: l’importanza di un approccio scientifico


Cikis: L'approccio scientifico è fondamentale per lo sviluppo di progetti innovativi e sostenibili, poiché consente di validare i risultati delle ricerche attraverso l'analisi di dati oggettivi e trasparenti. Su questa base, Devalia ha strutturato una collaborazione con l'Istituto di sistemi e tecnologie industriali intelligenti per il manifatturiero avanzato (STIIMA-CNR di Biella) e il fornitore di macchinari Nexia Italia. Ci racconti com’è nata questa partnership e quali sono gli obiettivi del progetto?

D: Questa collaborazione nasce dalla necessità delle aziende tessili e dell'abbigliamento di creare un rapporto di fiducia con i consumatori per far conoscere e apprezzare i loro prodotti distinguendosi dalla concorrenza. Sulla base di queste premesse, ho proposto e strutturato una collaborazione che oggi è ufficialmente attiva tra il produttore di macchine a ozono Nexia Italia e lo STIIMA-CNR di Biella. 

Lo studio si pone tre obiettivi: capire se sul tessuto rimangano residui di ozono a seguito delle lavorazioni, misurare se e di quanto le fibre risultano deteriorate dalla lavorazione rispetto al materiale di partenza e soprattutto se la lavorazione a ozono sviluppi nel tempo, e sui diversi materiali trattati, dei sottoprodotti nocivi per l’uomo o sostanze inadatte alle produzioni.

Il principale scopo di questa collaborazione è quello di coinvolgere un ente esterno, in questo caso un ente pubblico, che possa garantire la pubblicazione e divulgazione di dati oggettivi. 

Ciò che manca nel nostro settore al momento sono metodologie imparziali che possano prevenire il fenomeno del greenwashing, che si verifica a causa della mancanza di dati oggettivi e basati sulla scienza.

Cikis: Quindi il ragionamento alla base di una nuova tecnologia è andare a studiare approfonditamente un’innovazione per poi dare garanzie sul mercato, corretto? 

D: Sì, ti porto due esempi che ho vissuto in prima persona durante la mia carriera professionale. 

Il primo riguarda la sabbiatura, una pratica che è stata proibita a causa di due conseguenze disastrose: molte persone sono morte di silicosi a causa della mancanza di protezione e di attrezzature adeguate, e in secondo luogo, sono stati distrutti chilometri di coste a causa di questa pratica.

Il secondo esempio che vorrei portare invece è quello di Greenpeace. Nel 2011, ho iniziato a testare l'ozono durante la campagna Detox di Greenpeace. Durante questa campagna, i collaboratori di Greenpeace hanno raccolto capi d'abbigliamento da alcuni negozi e li hanno portati nei loro laboratori per l'analisi. Qui, hanno scoperto la presenza di sostanze tossiche.

Ora abbiamo a disposizione una tecnologia che ha dimostrato innegabili vantaggi positivi, ma prima di andare avanti e renderla globale bisogna coinvolgere una parte terza per garantire oggettività e per essere sicuri che non si abbiano delle conseguenze negative come è capitato in passato.

Innovazione aziendale nel settore moda: il progetto Denim Spa

 

Cikis: Un altro progetto non legato alla sostenibilità ma molto innovativo su cui hai lavorato in collaborazione con Wrangler, una delle più vecchie e popolari marche di jeans del mondo, è la creazione di una linea di denim che idrata le gambe di chi lo indossa attraverso micro-capsule incorporate nel tessuto. Ci racconti del progetto e in generale, come si fa innovazione in azienda? Come possono le aziende introdurre l’innovazione nei loro prodotti?

D: Il progetto Denim Spa, come allora venne chiamato, fu una vera e propria rivoluzione per Wrangler. Il brand ha sempre avuto un’immagine molto maschile, quindi realizzare un prodotto del genere all’inizio ha incontrato parecchio scetticismo. 

Lo studio riguardava una componente idratante micro-incapsulata nei denim femminili in collaborazione con la BASF.

L'idea del Denim Spa nasce perché Wrangler aveva bisogno di migliorare la sua immagine verso il pubblico femminile ed era alla ricerca di qualcosa che potesse essere d’appeal per questo tipo di clientela. Altre aziende avevano provato già a inserire dei prodotti anticellulite nei loro capi ma, secondo me, ciò che ha reso vincente il progetto Denim Spa è stata l’offerta di un pacchetto di prodotti. Infatti, c'erano tre diverse varianti di prodotto, tre colori di lavaggio e tre proprietà differenti nei prodotti che venivano inseriti nel capo. Questo ha fatto in modo che il messaggio fosse forte e sicuramente apprezzato dal pubblico. 

L'innovazione dunque, secondo me si fa innanzitutto identificando un bisogno reale e avendo una comprensione profonda delle persone, per andare incontro alle loro esigenze. Poi ovviamente ci vuole un gruppo forte e coeso, che abbracci il cambiamento e che si lanci in una nuova sfida. 

Impatto ambientale del denim: criticità e nuove soluzioni

 

Cikis: Per fare innovazione sostenibile è necessario partire dal problema. Proprio per questo ti chiederei di approfondire ulteriormente il tema degli impatti ambientali derivanti dalla produzione del denim. Quali sono le criticità ambientali tipiche del processo produttivo di jeans? Esistono soluzioni innovative in grado di mitigare tali impatti? Oltre a quella dell’ozono che abbiamo citato prima ovviamente.

D: Il jeans, come è stato prodotto finora, è uno dei maggiori responsabili di inquinamento e impatto ambientale nel settore moda: richiede grandi quantità di acqua e l'utilizzo di diverse sostanze chimiche e pesticidi. Questa situazione potrebbe migliorare se il cotone fosse coltivato con i principi dell'agricoltura rigenerativa, che prevede la rotazione delle colture per recuperare i nutrienti e i minerali necessari, invece di impoverire completamente il terreno con i sali minerali.

Un terreno ben nutrito ha bisogno di meno risorse idriche, poiché un terreno arido assorbe maggiormente l'acqua.

Per ridurre l'utilizzo di cotone nella produzione del denim, è possibile sostituirlo con altre fibre alternative come la canapa. Questa fibra, a causa della sua composizione, non richiede grandi quantità di acqua come il cotone e necessita di un uso limitato di pesticidi.

Per produrre il denim, il cotone viene tinto immergendolo in un colorante, l'indaco, che richiede molti prodotti chimici per essere sciolto poiché non si lega naturalmente alla fibra. Questo processo richiede anche molto acqua e veicolanti chimici, che spesso contengono metalli pesanti.

Un risultato molto positivo è stato raggiunto nella fase di tintura con Smart Indigo, un processo che reputo interessante perché ha sostituito la dissoluzione dell'indaco utilizzando l'elettricità, tramite il fenomeno dell'elettrolisi. In questo modo, si riduce significativamente la quantità di prodotti chimici utilizzati e di scarti prodotti.

Questa innovazione porta due grandi benefici: il primo riguarda l'impianto di depurazione, che avendo residui meno sporchi avrà bisogno di meno prodotti per la depurazione delle acque, e il secondo è che i residui finali sono più puliti poiché contengono meno sostanze chimiche. 

Approfondendo ulteriormente il tema legato alle innovazioni sulle lavorazioni del denim, esiste oggi una tecnologia in grado di sostituire la pratica della graffiatura, che consisteva nel graffiare manualmente i pantaloni con la carta vetrata per ottenere effetti commerciali, causando la dispersione di grandi quantità di polvere blu nell'aria.

Si tratta del laser che consente di riprodurre le abrasioni, gli effetti vintage ma anche quelli più fashion richiesti dal mercato, grazie a un macchinario piuttosto che attraverso l’impiego di manodopera. In questo modo si evitano i danni per la salute causati dalla dispersione di polvere nell'aria.

Cikis: Secondo te quali sono le sfide che le aziende devono superare nell’innovazione e quali consigli forniresti alle aziende che decidono di intraprendere un percorso di innovazione nel denim?

D: Le aree dove a mio avviso le aziende dovrebbero focalizzarsi sono sicuramente varie ma al primo posto metto senza dubbio la salute e la sicurezza.

Poi c’è la tracciabilità e la trasparenza di filiera. C’è assolutamente bisogno di avere chiarezza e trasparenza in merito alla catena di fornitura e di sapere da dove provengono le materie prime e cosa contengono. Avere a disposizione la storia di questi prodotti è importante per migliorare lo svolgimento della produzione. Se vogliamo puntare al riciclo, come si sta facendo, dobbiamo conoscere i prodotti utilizzati sui materiali, cosa accade a determinate fibre, per poterle riciclare senza creare altri elementi dannosi per la salute del cliente finale. 

Terzo punto è la validazione scientifica, a mio avviso fondamentale per garantire oggettività e sviluppo democratico. 

Inoltre, l'eco-design è un altro ambito che deve mirare a limitare gli sprechi e ad azzerare i rifiuti. Questo oggi è un grandissimo problema poiché molti capi dismessi vengono mandati in Cile, ad esempio nel deserto dell’Atacama che è diventato il cimitero di tutti i nostri rifiuti tessili. Si continua dunque a produrre troppo e questa è un’altra verità oggettiva con cui dovremmo fare i conti.

Dopo l’ecodesign c’è la comunicazione, che deve essere trasparente e non ingannevole. Il cliente finale va coinvolto dicendogli la verità, perché solo in questo modo può fare delle scelte realmente consapevoli. 

Conclusioni

 

Il tessile è uno dei settori responsabili dell'inquinamento idrico, causato soprattutto dalla tintura e dal finissaggio dei prodotti. Ancora oggi, queste fasi del processo produttivo impiegano metodologie tradizionali che hanno un impatto negativo sull'ambiente e sulla salute umana.

Tuttavia, dall'intervista con Dalia Benefatto, è stato evidenziato che lo sviluppo di nuove tecnologie, come la sbiancatura ad ozono del denim, può rendere meno impattante la lavorazione del jeans e quindi ridurre, in parte, l'inquinamento idrico. 

Durante il confronto è stato evidenziato che la chiave per superare le sfide incontrate durante un percorso di innovazione è una comunicazione trasparente e oggettiva.

A tal proposito, il supporto di enti terzi che possono verificare l'imparzialità dei dati, risulta fondamentale per condividere informazioni oggettive e attendibili.
Comunicare la sostenibilità in modo autentico ed efficace può essere complesso, ma non impossibile. Cikis supporta le aziende a valorizzare al meglio l'impegno intrapreso nel campo della sostenibilità attraverso una comunicazione veritiera ed efficace.

 

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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