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Intervista a Trace Collective: Tracciabilità, Trasparenza, Comunicazione

Trace Collective non crea solo vestiti. Il brand ha dato vita a un movimento che utilizza la moda come strumento per la rigenerazione ambientale e la coesione sociale. Il marchio si impegna a ridurre al minimo l’impatto della produzione e della spedizione dei prodotti e, nel frattempo, aiuta gli acquirenti a fare scelte consapevoli che contribuiscano ad aiutare il pianeta e la società. 

Appassionate di sostenibilità, Antonia Halko e Aroa Fernandez Alvarez, co-founder di Trace Collective, hanno creato un marchio con l’obiettivo di permettere ai consumatori di esprimersi liberamente, prendendo coscienza dell’impatto che l’acquisto di vestiti può avere sul benessere del pianeta e della società. 

Cikis ha chiacchierato con Antonia. Le parole chiave emerse, com’è anche facile intuire dal nome dato al marchio, sono tracciabilità, trasparenza e comunicazione

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Tracciare la propria filiera quando la scelta dei propri fornitori è stata fatta in un momento di conosapevolezza parziale sull’importanza della tracciabilità, è molto complesso. Per questo Antonia sostiene che il processo diventa molto più semplice se già dal momento in cui vengono selezionati i fornitori, la scelta viene fatta tenendo in considerazione determinati criteri di tracciabilità e sostenibilità, strategia attualmente utilizzata dal brand. Visitare i siti produttivi dei propri fornitori può essere un’ottima tattica per visionare il loro operato, consiglia Antonia.

Per cercare di ridurre al minimo il proprio impatto, anche Trace Collective si è affidato ad un collaboratore esterno che ha analizzato la sostenibilità della catena di approvvigionamento dell’azienda e le ha permesso di comunicarlo nella maniera più efficace possibile. 

Antonia ci ricorda che questo è comunque un percorso progressivo e non bisogna avere il timore di fallire. Lei stessa ammette che le è capitato di sbagliare nel processo di selezione dei fornitori ma il tempo utilizzato per trovarli e contattarli non è stato un errore: è servito per imparare

 

It’s just a journey. Don’t be afraid to fail. We did fail! Happened that we bought the fabric and the supplier, in the end, said like – You know what? I cannot tell you exactly where the farm is –  or – You cannot come to the farms – so we spent three months or four months of communicating than you could spend on something else but it’s always a learning and never a failure. 

Antonia Halko, Co-founder di Trace Collective

 

Ci siamo trovati d’accordo anche per quanto riguarda il tema rifiuti che, secondo Antonia, riveste uno dei problemi principali nell’industria moda. La sovrapproduzione ed il modello di produzione lineare (piuttosto che quello circolare) sono i fattori scatenanti ed è per questo che Trace Collective cerca di risolverla evitando tessuti misti, i quali risultano difficili da riciclare.  

Uno degli ostacoli emersi che può frenare i consumatori ad acquistare abbigliamento sostenibile è il prezzo. Diffondere informazioni sull’impatto che l’industria ha sull’ambiente, permettere ai propri clienti di conoscere il background dei capi che indossano, probabilmente permetterebbe il superamento di un ostacolo di questo tipo.

Ad esempio, se si istruissero i consumatori sulla durata di un capo di buona qualità piuttosto che di uno di bassa, sarebbe semplice accorgersi che il divario di prezzo non è poi così elevato. Probabilmente investire in un capo sostenibile, nel lungo periodo, porterebbe anche ad un risparmio economico per le tasche dell’acquirente.

I benefici non si limitano all’aspetto economico: un capo che ha un tessuto di bassa qualità, dice Antonia, provoca diversi fastidi cutanei, come la sudorazione o talvolta del prurito dovuto al poliestere o alla tossicità della tintura utilizzata. 

Il trend sembrerebbe comunque positivo, sostiene la fondatrice. Ad esempio, il cotone organico è un materiale sempre più richiesto dai consumatori e, quindi, dalle industrie. Questo ha permesso il ribasso del prezzo del cotone organico e, di conseguenza, il ribasso dei prezzi di capi costituiti da questo tipo di cotone. Diffondere l’informazione diventa dunque un tema cruciale se si vuole rendere maggiormente accessibile il mercato dell’abbigliamento sostenibile.

I remember there was a friend of mine who said that he doesn’t have money to buy cheap stuff. Why would you invest into something cheap and then buy over and over again if you can really invest in something good long-lasting and also with a story behind? We keep thinking so much about what we put inside our bodies but not thinking of what we putting on the top of our bodies and it has the same importance.

Antonia Halko, Co-founder di Trace Collective

Trace Collective: Tracciabilità, Trasparenza e Comunicazione

Il marchio si impegna, in questo senso, ad essere trasparente sotto il punto di vista del prezzo perché è importante che i consumatori siano a conoscenza del costo che ha un trattamento dignitoso dei dipendenti e del costo di un tessuto di qualità. La trasparenza può agevolare il consumatore nella comprensione dei prezzi e gli permette di apprezzare maggiormente il prodotto finito.

Un ultimo e importante tema emerso nell’intervista fatta ad Antonia è quello dell’agricoltura rigenerativa. Già nell’intervista fatta a Elisabetta Baronio, CSR Manager di Timberland, era emerso il tema dell’agricoltura rigenerativa (ascolta qui l’intervista). Anche Trace Collective vuole cercare di porre rimedio ai danni fatti all’ambiente attraverso processi di rigenerazione ambientale. La moda può essere il motore che permette l’attivazione del ruolo che l’umanità può avere nel rigenerare l’ambiente, sostiene Antonia. Può diventare la prima industria che funge da modello per le altre industrie del mondo.

Complice in questa missione è Trace planet, organizzazione no-profit e collaboratrice di Trace Collective che aiuta il brand a promuovere la rigenerazione ambientale come soluzione chiave alla crisi ambientale e a coinvolgere le comunità alla transizione dalla mentalità estrattiva a quella rigenerativa, innescando cambiamenti anche di tipo comportamentale.

 

Conclusioni

 

La conoscenza e l’informazione costituiscono, ancora una volta, le fondamenta del cambiamento. Rivoluzionare la struttura produttiva della propria azienda non è semplice: si tratta di un percorso, come lo definisce Antonia, fatto di piccoli passi ma, allo stesso tempo, passi che possono rivoluzionare l’intera industria. Il primo, ad esempio, potrebbe essere quello di provare a tracciare la propria filiera, attività di cui Trace Collective è maestra.

 

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Francesca Poratelli
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Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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