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Tutela della biodiversità: il ruolo del settore moda

Il report Global Resources Outlook pubblicato dalle Nazioni Unite, evidenzia che oltre il 90% della perdita di biodiversità è causato dall'estrazione e dalla lavorazione delle risorse naturali.

L'industria della moda, con il suo attuale approccio lineare, esercita una notevole pressione sulla biodiversità.

Tuttavia, l'economia circolare offre una prospettiva per affrontare questa situazione. Mantenendo in uso gli indumenti e i materiali esistenti, è possibile evitare l'estrazione di risorse dagli ecosistemi naturali e ridurre gli impatti negativi sulla biodiversità legati alla produzione, lavorazione e smaltimento delle fibre vergini.

L'Europa si sta impegnando attivamente su questa problematica fin dal 2021, tramite la  Strategia dell'UE sulla Biodiversità per il 2030 intitolata "Riportare la natura nella nostra vita". Questa strategia, inserita nel Green Deal Europeo, affronta le sfide riguardanti la perdita della biodiversità e stabilisce obiettivi comuni da raggiungere entro il 2030.

L'importante ruolo dell'economia circolare nel contrastare la perdita di biodiversità

 

Secondo il paper pubblicato da Ellen MacArthur Foundation dal titolo The Nature Imperative, l’economia circolare può svolgere un ruolo fondamentale nel contrastare e invertire la perdita di biodiversità. 

Uno dei motivi cruciali che sottolineano l'importanza dell'economia circolare per la tutela della biodiversità consiste nella sua capacità di eliminare i rifiuti e ridurre l’inquinamento. Nel modello economico circolare, si evita l'emissione nella natura di sostanze dannose per la biodiversità, come rifiuti e inquinanti (ad esempio, sostanze chimiche pericolose, gas serra e materiali monouso non necessari). Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale considerare i rifiuti e l'inquinamento come difetti di progettazione e adottare nuovi modelli di business, materiali e tecnologie per eliminarli. Questo approccio coinvolge tutte le fasi della catena del valore, dalla produzione all'uso e al post-utilizzo. Nel settore della moda, ad esempio, si può ottenere progettando abiti con coloranti non tossici e tessuti a bassa dispersione o biodegradabili in modo sicuro, al fine di evitare il rilascio di sostanze pericolose e microplastiche nell'ambiente.

Inoltre, attraverso la circolazione dei prodotti e dei materiali, l'economia circolare può contribuire a soddisfare la domanda di beni e servizi della società utilizzando un minor numero di risorse vergini, riducendo così in modo significativo gli impatti negativi sulla biodiversità derivanti dall'estrazione e dalla lavorazione. Dovrebbero essere privilegiati modelli di circolarità ad alto valore, che richiedono un minor riprocessamento dei prodotti e dei materiali, come ad esempio i modelli di renting, rivendita e riparazione, quando possibile. Anche i modelli di circolarità a basso valore, come l'upcycling e il riciclo, risultano interessanti quando non è più possibile utilizzare nuovamente i prodotti. Per sfruttare appieno queste opportunità, è necessario ridisegnare i prodotti per permettere cicli di utilizzo multipli e sviluppare infrastrutture che facilitino la circolarità. Ad esempio, nel settore della moda, prolungare l'utilizzo dei capi realizzati con fibre naturali contribuirà, a condizione che si eviti l'acquisto di nuovi capi, a ridurre la domanda di fibre vergini e il terreno necessario per la loro coltivazione, creando così più spazio per altri usi del territorio, inclusa la conservazione delle aree selvagge.

Infine, attraverso l’adozione dei principi dell’economia circolare è possibile rigenerare la natura. È possibile e necessario andare oltre la semplice riduzione degli effetti negativi dell'attività economica sulla biodiversità, per impiegarla attivamente nel processo di rigenerazione dei sistemi naturali. La produzione rigenerativa può contribuire a raggiungere questo obiettivo creando le condizioni per permettere alla biodiversità sotterranea e aerea di prosperare all'interno e al di là delle aree gestite. Questo garantirà la fornitura a lungo termine di servizi ecosistemici fondamentali su cui la società si basa, come la produzione di cibo e acqua pulita, la protezione dalle inondazioni e il ciclo dei nutrienti, nonché la prevenzione della degradazione del suolo.

Azioni che le aziende di moda possono intraprendere per favorire la tutela della biodiversità

 

Il settore moda ha un impatto diretto su cinque fattori che contribuiscono alla perdita della biodiversità, questi sono:

Le aziende di moda possono intraprendere una serie di azioni per contribuire alla tutela della biodiversità:

  • Valutazione degli impatti e definizione degli obiettivi: misurare gli impatti e le dipendenze dell'azienda dalla biodiversità aiuta a individuare le aree prioritarie e a ottenere risultati positivi. È importante stabilire obiettivi specifici per la biodiversità. Ad esempio, il manuale del Science Based Targets Network, creato da University of Cambridge Institute for Sustainability Leadership (CISL), The Fashion Pact e Conservation International, fornisce una guida per le aziende del settore moda nell'impostazione degli obiettivi basati sulla scienza per la natura.
  • Sfruttare le opportunità dell'economia circolare: valutare il potenziale dell'economia circolare e identificare le migliori pratiche e opportunità di innovazione che contribuiscono alla preservazione della biodiversità. È importante definire un piano d'azione per l'economia circolare al fine di affrontare gli impatti e le dipendenze più urgenti dell'azienda sulla natura. L'economia circolare rappresenta un meccanismo chiave per l'attuazione di strategie sostenibili. Un esempio di brand di moda che si è impegnato in questo ambito è Timberland. Il brand si impegna a generare un impatto netto positivo sulla natura entro il 2030, stabilendo obiettivi che mirano a progettare il 100% dei prodotti seguendo i principi dell'economia circolare e a ottenere il 100% dei materiali naturali utilizzati nei propri prodotti attraverso l'agricoltura rigenerativa entro il 2030. Ad esempio, per la sua recente collezione di scarponi da trekking, ha utilizzato pratiche di produzione del cuoio rigenerative, come l'incoraggiamento al pascolo degli animali secondo modelli naturali e la coltivazione di specie diverse di colture di copertura.
  • Impegnarsi in collaborazioni per soluzioni circolari: stimolare collaborazioni con le parti interessate chiave all'interno e all'esterno delle catene del valore per trovare soluzioni circolari che affrontino la perdita di biodiversità. Questo coinvolgimento può favorire l'innovazione e l'implementazione di pratiche sostenibili. Nel settore della moda, ad esempio, Kering e Conservation International hanno lanciato il Regenerative Fund for Nature, con l'obiettivo di trasformare 1.000.000 di ettari di colture e pascoli in spazi agricoli rigenerativi nei prossimi cinque anni. Lanciato nel 2021 e inserito nella più ampia Strategia per la biodiversità di Kering, il Fondo fornisce sovvenzioni a gruppi di agricoltori, capi progetto, ONG e altre parti interessate che sono pronte a testare, provare e scalare pratiche rigenerative, che si concentrano sul lavorare in armonia con i sistemi naturali. 

Conclusioni

 

La moda ha il potenziale e la responsabilità di diventare un motore di cambiamento per la tutela della biodiversità. Attraverso l'adozione di modelli circolari, l'utilizzo di materiali sostenibili e l'implementazione di pratiche di produzione responsabili, le aziende di moda possono contribuire attivamente alla conservazione della biodiversità.

Le aziende possono collaborare con gli stakeholder chiave per sviluppare soluzioni circolari che affrontino la perdita di biodiversità, preservando gli ecosistemi e adottando pratiche produttive sostenibili.

È di cruciale importanza che le aziende della moda si impegnino a raggiungere obiettivi ambiziosi, come quelli stabiliti dalla Strategia dell'UE sulla Biodiversità per il 2030. 

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Virginia Lombardi
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