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Resale, Rental e Repair: le 3 R che stanno cambiando la moda

 

Il sistema moda produce ogni anno tonnellate di rifiuti lungo l’intera catena di approvvigionamento, rendendola una delle industrie più inquinanti del pianeta

Gli scarti, infatti, vengono generati dalla fase di progettazione fino alla fine del ciclo di vita di ciascun prodotto, per poi giungere nelle discariche e negli inceneritori. A ciò si aggiungono i rifiuti tessili post-consumo originati ogni anno in tutto il mondo. Dei complessivi 39 milioni di tonnellate, solo il 10% viene riciclato, mentre l’8% viene riutilizzato come abbigliamento di seconda mano. Il 57%, purtroppo, viene inviato in discarica.

Il problema della gestione del fine vita dei prodotti tessili diventerà molto rilevante dal 2025, perché a partire da quella data i comuni italiani saranno obbligati alla raccolta differenziata dei capi di abbigliamento in adempimento alla direttiva 851/2018 (Pacchetto Economia Circolare), che sancisce l’obbligo per i produttori e i distributori di gestire e finanziare il sistema di recupero e riciclo dei prodotti immessi sul mercato. Se la Francia è l’unico paese in Europa ad averla già applicata al settore dell’abbigliamento, in Italia, tale procedimento sarà tutt’altro che semplice, poiché il sistema amministrativo e industriale non sembra al momento in grado di gestire volumi importanti di scarti, anche a causa della mancanza di adeguate tecnologie, soggetti e processi di trattamento adeguati.

Dunque, una possibile soluzione per ovviare al problema dei rifiuti, è cercare di far durare i capi il più a lungo possibile: comprandoli di seconda mano, noleggiandoli o riparando quelli che già abbiamo nell’armadio. In quest’ottica, sono sempre più numerosi i brand di tutto il mondo che hanno abbracciato i modelli di resale, rental e repair

Il futuro della moda: Resale 

 

Resale Rent Repair

Secondo un trend in costante crescita, sembra proprio che il futuro della moda sarà di seconda mano. Gli abiti usati fanno ormai gola non soltanto per questioni di prezzo, qualità e unicità dei capi, ma soprattutto per la sostenibilità dell’acquisto. Le preoccupazioni dei consumatori in termini di economia circolare contribuiscono al successo di questo mercato dal valore di 30-40 miliardi di dollari, che oggi registra già un incremento dell’8% di acquirenti abituali rispetto al 2018. Secondo il report “LuxCo2030: A Vision of Sustainable Luxury”, pubblicato da Bain & Company in collaborazione con Positive Luxury, nel 2030 i marchi di successo potrebbero vedere una quota di mercato del second hand anche pari al 20% del fatturato, con un incremento del margine di profitto del singolo prodotto del 40%.

Parliamo di un tipo di mercato che rappresenta, dunque, una scommessa importante per i brand che hanno l’opportunità di conquistare un nuovo segmento di consumatori e che, secondo un recente sondaggio condotto dal Boston Consulting Group, avrà un boom nei prossimi cinque anni con un tasso di crescita annuale compreso tra il 15% e il ​​20%

Investire nel mercato globale dell’usato si sta rivelando una mossa vincente anche per alcun colossi del lusso, come la multinazionale francese Kering, che a marzo 2021 ha acquisito il 5% di Vestiaire Collective, piattaforma leader nel settore dell’usato di alta gamma.

 Il futuro della moda: Rental

 

Il mercato mondiale online della moda a noleggio è in crescita e, secondo uno studio condotto da Espresso Communication, arriverà a quota 1,9 miliardi di dollari nel 2023. Si tratta di un fenomeno partito dall’America, ma che si sta diffondendo anche nel vecchio continente.

Diversi sono i retailer statunitensi che hanno affiancato il servizio rental al proprio core business di vendita. Banana Republic, ad esempio, ha lanciato Style Passport, un servizio online in abbonamento che offre abiti a noleggio con accesso illimitato alla sua collezione di abbigliamento femminile. Su abbonamento mensile funzionano anche Nuuly del gruppo Urban Outfitters, che consente di ricevere articoli di vari brand di moda femminile, tra i quali quelli di sua proprietà.

In Europa, invece, il marchio olandese di abbigliamento premaman e bambino Circos, permette a circa 10 famiglie di riutilizzare e godere degli stessi capi di alta la qualità, prolungando la durata dei prodotti. Una volta che un indumento si consuma, il tessuto viene riutilizzato per creare nuovi prodotti. 

Anche la start up italiana YouKoala, dedicata al riuso di vestiti per neonati, ha fondato il suo progetto sulla promozione del consumo responsabile e della cultura del riciclo. 

Si tratta di un servizio di abbonamento che consente di avere capi di qualità per i propri bambini a un prezzo accessibile e senza sprechi. La soluzione di YouKoala è spedire un kit di body, bavaglini, tutine e cappellini pensato su misura del bimbo, in base all’età e alla stagione in cui lo riceve. Quando i vestiti diventano stretti, YouKoala consegna a casa un nuovo kit di una taglia più adatta e contemporaneamente ritira il kit precedente. I capi restituiti vengono poi sterilizzati, verificati e inviati ad un’altra famiglia, creando un circolo di riuso di indumenti che altrimenti verrebbero utilizzati pochissimo e subito archiviati. 

 Il futuro della moda: Repair services

 

Resale, Rent, Repair

Un’azienda riconosciuta da sempre a livello internazionale per il suo attivismo ambientale è la californiana Patagonia, specializzata in abbigliamento sportivo e outdoor. La filosofia ecosostenibile alla base di Patagonia è fare in modo che i suoi capi durino il più a lungo possibile, per acquistarne meno ed evitare sprechi. Da questo concetto, nel 2013 è nato il programma Worn Wear, proprio per incoraggiare le persone a prendersi cura dei propri vestiti, attraverso la giusta manutenzione e le eventuali riparazioni necessarie. Con l’iniziativa Worn Wear Tour, viaggiando a bordo di un caravan tra le montagne di Francia, Svizzera, Austria, Germania e Italia, l’azienda offre ogni anno a sciatori e snowboarder riparazioni gratuite di attrezzatura da neve e lezioni su come aggiustarla in totale autonomia, riducendo così l’impatto sull’ambiente.

Tra i brand che offrono servizi di repair, è da menzionare anche Nudie Jeans Co, l’azienda svedese di abbigliamento denim, che adotta un approccio sostenibile per tutto il ciclo di vita dei jeans: produzione, utilizzo, riparazione. Al momento dell’acquisto, l’azienda garantisce al consumatore una riparazione gratuita presso i centri assistenza dedicati, assicurando al capo una maggior durata.

I limiti e le sfide dei modelli di business Resale, Rental e Repair

 

Sebbene l’idea di ricorrere ai servizi di rental e resale possa rappresentare per le aziende una soluzione valida in termini di sostenibilità, alcuni critici ritengono che in determinati casi il ruolo della sharing economy sia controproducente. Infatti, rendere i prodotti più accessibili non fa altro che incoraggiare un consumo smodato. Da un sondaggio è emerso che per gran parte dei consumatori l’abbigliamento second hand non rappresenta tanto un modello di shopping consapevole, quanto un’opportunità per comprare vestiti che altrimenti non potrebbero permettersi. 

Una realtà che al momento punta a una vera circolarità della moda e dell’economia è Greenchic, il primo marketplace dell’abbigliamento second hand in Italia. Per disincentivare l’acquisto di capi nuovi, la remunerazione non è monetaria, bensì avviene in monete virtuali chiamate stelline, destinate esclusivamente all’usato.

Per quanto riguarda il modello di fashion rental, il principale ostacolo risiederebbe proprio nell’offerta di capi all’ultima moda per soddisfare il bisogno dei consumatori di cambiare spesso l’armadio e di essere tra i primi a provare gli ultimissimi prodotti dei loro marchi preferiti.  A tale proposito, ci si interroga sul destino incontro al quale vanno gli articoli a fine stagione: vengono scartati (vanificando gli sforzi per tutelare il pianeta) o restano disponibili a tempo indeterminato per essere noleggiati?

Per concludere, il mondo della moda sta inevitabilmente cambiando e le formule di consumo che le aziende possono adottare sono diverse, ma vanno ben ragionate e studiate ad hoc. Cikis propone un ventaglio di soluzioni e strategie per stare al passo con i tempi e implementare un modello di business circolare che sia sostenibile da un punto di vista non solo economico, ma anche ambientale e sociale.

 

 

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Serena Moro
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Consulente di sostenibilità specializzata nelle attività di pianificazione, con un’attenzione specifica allo sviluppo di filiere sostenibili e tracciate.
Ha fondato Cikis per portare un impatto concreto nel mondo della moda.

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