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Intervista a Bav Tailor: Rispetto, Amore e Qualità dei tessuti

 

Conscious luxury” è il payoff di Bav Tailor, fusione collettiva di abiti anticonformisti ispirati al design, all’architettura e alle filosofie orientali. 

I materiali naturali o riciclati certificati per il benessere rappresentano i veri tratti distintivi dell’autentico 100% Made in Italy, tutti esplicitati all’interno di un manifesto di sostenibilità a 360 °. 

Bav Tailor, la fondatrice e creativa del marchio lanciato nel 2015, sostiene la tradizione dei suoi antenati e nonni, grandi sarti, reperendo materiali dai fornitori che racchiudono l’eccellenza nell’innovazione, artigianato e standard rispettosi.

Se vuoi ascoltare l’intervista, clicca qui:

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SERENA: Ti andrebbe di raccontarci com’è nato il brand e cosa ti ha spinto ad effettuare un connubio tra moda e sostenibilità?

 

BAV: La moda è una cosa che tutti aspirano a seguire. Per me la moda è una piattaforma globale e potente che serve a manifestare un messaggio o una visione importante. Nella mia vita, lavorando per l’industria, ho sentito la necessità di comunicare un messaggio di rispetto, radicato in me fin dall’inizio.

Sono nata a Londra e sono nomade nello spirito perché i miei viaggi mi hanno sempre fatto fare esperienze diverse.

Nel 2015 ho creato un conscious luxury business di sostenibilità a 360 gradi. Nel mio manifesto emergono tematiche quali: design process, ricerca di tessuti certificati, trasparenza nella produzione, benessere, come vivere in modo sano e il contributo sociale (essendo membro di diverse associazioni).

Perché moda? Ho voluto avviare un progetto personale come tentativo di sostenere l’arte dei miei nonni sarti, di cui uno aveva un atelier di moda maschile. Spero che dall’alto mi sostengano!

 

S: Hai parlato di design. Quindi già in fase di design hai un approccio sostenibile?

 

B: Quando ho il materiale giusto, la prima implementazione del manifesto è il design. Essendo digitale, la fase di campionatura sviluppa pochi prototipi per avere meno spreco (di solito un capo ha 2/3 prototipi prima di arrivare in showroom). Il 70% dei miei disegni sono stati sviluppati direttamente verso il capo finale senza prototipi.

Nella nuova collezione che sto presentando autunno-inverno 2021/2022, il 100% della collezione è stato sviluppato senza prototipi. Questo lo devo anche al mio product manager e alla mia produzione, i quali mi sostengono fin dall’inizio del mio percorso.

 

S: Questa è la dimostrazione di come l’innovazione possa aiutare nella sostenibilità! Oltre al design hai citato la ricerca dei materiali. Quali sono i criteri di selezione dei materiali per “mettere assieme” estetica, qualità e sostenibilità? È dunque possibile che i tre aspetti vadano di pari passo?

 

B: Nel mio progetto i tre aspetti vanno di pari passo. Esistono tessuti bellissimi di qualità ed estetica che raccontano una storia di pura estetica: nel mio progetto sono di poco valore visto che ho un brand che va oltre all’estetica e ho una filosofia diversa. La ricerca dei miei tessuti si basa sulla qualità: nel mio percorso non posso proporre un prodotto 100% sostenibile (anche se non esiste) ma con una qualità povera.

Per me, qualità ed estetica vanno assieme perché se un tessuto ha un disegno o una trama fa parte della mia scelta, poi valuto anche se il tessuto è sostenibile. Mi chiedo sempre: che storia c’è dietro?  

 

S: A tal proposito, quali tessuti sono per te sostenibili?

 

B: Può essere sostenibile un tessuto riciclato o completamente innovativo ma che segue un processo certificato di sostenibilità. Oppure, può esserlo un tessuto naturale (nel mio progetto lo sono il 90%). Le domande che bisogna porsi sono: la tinta è naturale fin dall’inizio del processo? La tinta è stata creata dalle spezie? La tinta ha richiesto l’utilizzo di sostanze chimiche? Il processo quanta acqua ha utilizzato? Ci sono tanti elementi che possono certificare un tessuto sostenibile, non è solo un elemento. Il tessuto verrà ovviamente anche scelto in base allo scopo (se lancio un trench, il tessuto avrà qualche fibra sintetica certificata perché deve resistere alla pioggia, ad esempio).

 

S: Mi parli comunque di materiali naturali certificati perché sappiamo che i materiali naturali in sé hanno i loro problemi: vedi, per esempio, il tema pesticidi o il consumo del cotone. Sei d’accordo?

 

B: Si esatto. Noi utilizziamo il cotone bio, la seta organica, il 100% di aloe vera, i petali di rosa o l’ortica organica. Sono fibre naturali ma c’è anche la certificazione che è sostenibile.

 

Pianta del cotone

S: Una volta scelti i materiali, quindi, hai anche una produzione sostenibile?

 

B: Anche la produzione è il più trasparente possibile e con pochi sprechi. Attraverso la mia produzione sto portando avanti progetti che sostengono le donne in India brave a fare la maglieria. Oltre a questi progetti internazionali, la mia produzione è Made in Italy.

Mi assicuro che gli artigiani lavorino in maniera sana, certificata, vengano pagati correttamente e lavorino con piacere. Nella moda ci sono produzioni con artigiani che lavorano giorno e notte e non hanno un sentimento di tranquillità; non voglio che le persone lavorino così nel mio progetto. Se c’è qualcosa che non va o ci sono ritardi, penso ci siano cose molte più gravi nella vita: serve rispettare il motivo per cui l’artigiano non riesce a finire il lavoro.

 

S: Hai detto una cosa importantissima: innanzitutto che la sostenibilità non va considerata solo in termini ambientali ma anche sociali. Non riguarda, quindi, solo il consumo di acqua, il consumo di energia, ma anche il trattamento delle altre persone. Mi ricordo che, una delle prime volte che abbiamo fatto due chiacchiere insieme, mi avevi raccontato proprio questo: per te sostenibilità vuol dire anche rispetto per l’altro e quindi consideri la sostenibilità anche come stile di vita, come visione del mondo, non solo come progetto di lavoro, è vero?

 

B: È proprio così, il rispetto rispecchia il mio mantra “Respect your body and plus your sphere”. Innanzitutto, rispetta il tuo corpo con cibo e tessuti, ad esempio. Alla fine il nostro corpo è solo un vicolo che ci aiuta a connetterci con l’universo, perciò è importante nutrirlo bene e curarlo. Poi, rispetta l’ambiente e tutto quello che ci circonda per vivere in armonia. Noi siamo solo ospiti di questa terra. Questi 12 mesi ci hanno fatto capire tanto: non solo che la terra può fiorire senza di noi ma che potrebbe andare anche meglio.

Il mio brand di conscious luxury è un simbolo di vivere nelle dinamiche che ci circondano, provando a vivere nella fluidità di questo caos, senza distruggersi. La parte del lusso è capire, godere ed essere grati di quello che viviamo e vivere la sensazione di gioia e comfort quando un tessuto Bav Tailor scivola sulla pelle, quando riesci a muoverti con libertà e quando il drappeggio del capo ti fa respirare in ogni momento. Questo per me è il vero conscious luxury.

 

S: Secondo te ci sarà un cambiamento dopo questi due anni? Ci sarà un trend nell’accelerazione della sostenibilità?

 

B: Si, assolutamente. Soprattutto saremo più conscious. Essendo tutti a casa, stiamo sperimentando di lavorare su noi stessi e quando lavoriamo su di noi, nella parte interiore, la consapevolezza viene naturale. Quando qualcuno fa un acquisto o apre l’acqua, ci pensa un minuto in più a quanto spreco sta facendo. Lo stesso vale per quando cucina o come sta lavando le cose. Invece di acquistare le bottiglie di plastica, cerco un’alternativa. Quando si diventa consapevoli si cambiano tante cose nella vita di ogni giorno per arrivare, poi, a cambiare anche l’acquisto. Quando si va ad acquistare un prodotto, si vuole nutrire il corpo e si penserà se il tessuto fa bene alla pelle.

Il nostro scopo e quello degli altri brand è comunicare le varie opportunità; lo scopo dei giornalisti è comunicare le nuove scelte che ci sono nel campo della moda. Ognuno di noi ha un obiettivo.

 

S: Un altro aspetto decisamente interessante nel vostro modo di fare azienda, infatti, è certamente la comunicazione. Cosa significa per te?

 

B: Comunicare significa essere autentici. La comunicazione, più di prima, deve essere un mezzo di comunicare chi sei come persona, come brand, servizio. C’è stato uno sviluppo molto forte nel digitale e arriverà un momento in cui la gente si stuferà di vedere cose non reali. Essere autentici è la cosa principale, raccontare uno scopo, qual è il tuo obiettivo nel raccontare qualcosa: ha un valore o non lo ha? Alle persone non piace chi non è reale. Comunicare significa raccontare il purpose.

Bav Tailor

S: Secondo te, quindi, trasparenza e autenticità nei confronti del cliente ripagano?

 

B: Si. I clienti sono sempre più svegli e quindi dobbiamo trattarli come fiori. Senza di loro il brand non esiste e perciò è importante raccontare una storia vera: perché hanno bisogno di questo prodotto e quali sono i benefici nel comprarlo? Se investono in questo progetto, quali sono i loro benefici per il loro corpo o per il mondo in cui vivono?

 

S: In generale cosa pensi della comunicazione che viene fatta oggi sulla sostenibilità?  

 

B: C’è tanto, troppo. È importante capire quali sono i punti che sono rilevanti per te, quali sono i progetti che ti ispirano per fare qualcosa di tuo. Ogni comunicazione di sostenibilità è comunque positiva perché va a raccontare un messaggio di cambiamento. L’autenticità è capire dietro la comunicazione cosa c’è di vero: radici o polvere?

Il mio progetto, ad esempio, è molto personale. Ogni collezione è un racconto della mia vita in quei mesi di processo creativo. La collezione che ho lanciato settimana scorso è Satya. Satya è una parola in sanscrito e per me vuol dire lavorare sulla mia essenza interiore. Avendo tempo per lavorare su me stessa, questa collezione rappresenta l’estetica e l’essenza del mio progetto da quando mi son lanciata fino ad ora.

Le aziende non devono avere paura di lanciarsi. Quando l’ho fatto io, l’obiettivo per me era quello di comunicare la sostenibilità dall’inizio, così mi sono basata sul mio manifesto, una guida per me. Un’azienda, però, può cominciare ad essere sostenibile solo per certi aspetti e poi sviluppare la sostenibilità pian piano. È impossibile essere 100% sostenibile: è un percorso in cui si affrontano innovazioni, progetti che ti portano da una fase ad un altro. È un percorso continuo.

 

S: Come vedi Bav Tailor nei prossimi anni?

 

B: Prima di tutto, il prossimo mese lancerò il mio nuovo sito che mostrerà la completa sfera olistica di Bav Tailor. Oltre al prodotto, ci saranno altri contenuti che educano ed ispirano a vivere in modo responsabile. Spero che questo sito mi aiuterà ad esprimere meglio l’obiettivo e il concetto che avevo 6 mesi fa e che comunicherà la vera essenza di Bav Tailor.

 

Conclusioni

 

Bav Tailor non è una semplice fondatrice di un brand, né una semplice creativa. Il ruolo più importante che svolge è quello di essere attivista di un cambiamento che porta ad un mondo migliore.

Se tutti i lavoratori del mondo ricevessero il trattamento degli artigiani di Bav, cambierebbe (in meglio) anche la loro produttività, oltre al fatto che poterebbe benessere agli artigiani stessi. Questa è l’ennesima conferma del fatto che la sostenibilità è essenziale all’interno di qualsiasi business, poiché porta inevitabilmente ad un aumento dell’efficienza produttiva.

Rispettare noi stessi, gli altri e l’universo che ci accoglie: questo è il prezioso messaggio che ci lascia Bav Tailor, messaggio che condividiamo e siamo fiere di diffondere.

 

 

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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