Wait a few seconds...

We're redirecting you to the next page.

Fashion networking: collaborazione, open innovation e circolarità

Secondo il “Preferred Fiber & Materials Market Report” di Textile Exchange l’industria della moda potrebbe non raggiungere gli obiettivi climatici a causa della crescita della produzione tessile, aumentata fino a raggiungere un record 113 milioni di tonnellate nel 2021, dopo un leggero calo dovuto al COVID-19 nel 2020.

All’interno del Report si sottolinea che per affrontare le sfide climatiche globali sono necessarie azioni in grado di ripensare e ridurre la crescita della produzione tessile, ma anche una rapida transizione verso l’utilizzo di materiali preferred e verso un approccio collaborativo tra le imprese per favorire il progresso tecnologico.

La transizione verso modelli di sviluppo sostenibili e circolari è un processo lungo e complesso, che richiede competenze multidisciplinari che non sempre sono presenti all’interno di una singola azienda. 

Da ciò deriva l’importanza di creare una rete di collaborazioni con l’obiettivo di facilitare l’individuazione di soluzioni innovative e sostenibili condividendo i rischi delle attività di ricerca e sviluppo.

Nel settore moda la creazione di un network di aziende, designer e professionisti è fondamentale per accelerare il processo di transizione verso la sostenibilità e l’economia circolare. Per rendere possibile un simile scenario è necessario che le aziende mettano in pratica il nuovo paradigma dell’Open Innovation.

L’Open Innovation è un nuovo modello di gestione della conoscenza che descrive processi di innovazione caratterizzati dall‘apertura verso l’esterno. In particolare si fonda sui principi di collaborazione integrata e valore condiviso co-creato, per favorire lo sviluppo e la rapida adozione di tecnologie innovative. 

L’ecosistema con il quale le aziende possono scambiare know-how è costituito in primo luogo dai clienti e dalla rete di fornitura, ma anche da centri di ricerca, università, start-up e soggetti pubblici o privati.

Le logiche di Open Innovation possono prevedere la collaborazione con centri di ricerca esterni e fornitori, il coinvolgimento attivo dei clienti e la trasformazione di programmi di sviluppo interni in progetti open source.

Un esempio di applicazione dell’open innovation nel settore moda corrisponde al Textile Prototyping Lab, una piattaforma e un laboratorio aperto per la promozione dell'Open Innovation e del networking tra Ricerca, Design e Industria.

Il Textile Prototyping Lab è il primo laboratorio aperto per tessuti high-tech in Germania e offre l'opportunità di implementare progetti tessili complessi attraverso un'ampia infrastruttura di prototipazione e un team competente e interdisciplinare, come, ad esempio: 

  • Future Textiles - Digital Crafts: Il Textile Prototyping Lab ha ideato e progettato il progetto semestrale Future Textiles - Digital Crafts per gli studenti della Weißensee Kunsthochschule di Berlino. Il progetto si è concentrato sulla connessione tra le tecniche tessili tradizionali e il potenziale della "fabbricazione digitale". Gli studenti partecipanti hanno avuto l'opportunità di implementare prototipi tessili nel laboratorio centrale della Weißensee Kunsthochschule di Berlino e negli istituti partner. In questo modo hanno acquisito nuove competenze sull’utilizzo dei processi tecnologici tessili. Il progetto è stato esposto al Bauhaus Festival nel settembre 2020;
  • Chiengora: La start-up Modus Intarsia ha sviluppato un nuovo tipo di filato ricavato dal sottopelo dei cani rimosso durante toelettatura. Questa materia prima spesso trascurata ma abbondante viene trasformata in un filato di alta qualità per applicazioni di moda e interni. Finora è stato solo lavorato a maglia, nel TPL centrale sono stati sviluppati i primi prototipi di tessuto sul telaio Jacquard TC2.

Fondato come progetto di ricerca da cinque organizzazioni nei settori della ricerca tessile ed elettronica, del design e del business, il Textile Prototyping Lab mira a essere un luogo aperto, agile e interdisciplinare per la prototipazione tessile, basato sul paradigma dell’Open Innovation.

Open innovation vs closed innovation


Per poter consentire la creazione del fashion networking è necessario che le aziende mettano in pratica i principi del paradigma dell’Open Innovation.

L'Open Innovation è un modello di gestione dell'innovazione sviluppato da Chesbrough, il quale ha definito 6 diversi principi alla base della closed innovation e dell’open innovation per comprenderne le differenze. 

I principi alla base della closed innovation, sono: 

  • Le risorse umane più competenti e capaci lavorano all’interno dell’impresa;
  • Le attività di Ricerca & Sviluppo sono svolte solo internamente;
  • Il lancio sul mercato dell’innovazione dipende solo dalle scoperte della singola impresa;
  • Se ciò accade l’impresa è in grado di battere le altre aziende concorrenti;
  • La “vittoria” sulle imprese concorrenti dipende solo dalla creazione di idee e progetti della singola impresa superiori alle altre;
  • Il pieno controllo dell’innovazione da parte dell’impresa impedisce che i concorrenti ne traggano profitto.

I principi alla base della’open innovation, invece, sono: 

  • Non tutte le risorse umane più competenti e capaci lavorano all’interno dell’impresa;
  • Le attività di Ricerca & Sviluppo esterne possono generare valore per l’impresa;
  • La ricerca e sviluppo interna è necessaria per cogliere tale valore;
  • La scoperta della ricerca non deve essere necessariamente della singola impresa, ma è necessario essere coinvolti nei processi di ricerca per trarne vantaggio;
  • La “vittoria” dell’impresa dipende dall’uso delle nuove conoscenze interne ed esterne generate;
  • I risultati dell’impresa sono ottimizzati combinando la vendita o la licenza dell’innovazione generata con l’acquisto di processi innovativi esterni nel momento in cui sono più efficienti ed economici.

Dai principi precedentemente elencati è evidente come, nella closed innovation, le attività di Ricerca & Sviluppo si svolgano esclusivamente all’interno dell'azienda per  proteggere il know how e gli asset aziendali come brevetti, macchine, software, risorse, idee, conoscenze.

Al contrario, l’open innovation si fonda sull’esternalizzazione totale o parziale delle attività di Ricerca & Sviluppo per condividere i rischi e i costi relativi all’innovazione.

Open innovation: vantaggi e limiti

 

L’Open Innovation accresce la possibilità di creare e catturare valore, di attrarre collaboratori competenti, di aumentare le fonti di idee per progetti di innovazione, di solidificare partnership di co-sviluppo dell’innovazione. 

In questo modo è possibile ridurre rischi e costi legati al processo di innovazione e, allo stesso tempo, di velocizzare il progresso tecnologico delle aziende che compongono il network.

Nonostante l’Open Innovation sia ritenuta oggi uno degli strumenti più promettenti per lo sviluppo dell’eco-innovazione nelle imprese e nella società, presenta dei limiti che ne possono ostacolare lo sviluppo.

Se da un lato la condivisione di conoscenza e informazioni consente di velocizzare il processo di innovazione, dall’altro lato è possibile che si verifichi una “fuga” di dati commerciali e tecnologici sensibili. 

In tal senso la sfida principale consiste nel trovare un equilibrio nello scambio di informazioni che siano sufficienti a sviluppare attività di R&S mantenendo, però, il controllo sul flusso dei dati. 

In particolare le PMI devono prestare attenzione alla proprietà intellettuale delle loro tecnologie. Di conseguenza la collaborazione tra realtà aziendali medio-piccole deve essere instaurata in un clima di fiducia tra le parti e soprattutto individuando un equilibrio tra rivelazione e protezione della proprietà intellettuale.

A tal proposito sarà fondamentale il ruolo dello Stato e delle autorità pubbliche nel favorire l’innovazione aperta anche nelle piccole e medie imprese.

L’importanza del Fashion Networking per incentivare l’innovazione e l’economia circolare nel settore moda

 

Il fashion networking rappresenta uno degli elementi principali per incentivare l’innovazione nel settore moda e per favorire la transizione dell’industria del fashion verso l’economia circolare.

Il processo di innovazione del settore moda, infatti risulta molto complesso e presenta diverse difficoltà. Ad esempio, secondo Fashion for Good, il processo di transizione dai processi a umido a quelli a secco nelle varie fasi di lavorazione richiede investimenti che oscillano da 150.000 a 20 milioni di dollari. 

Inoltre, l'investimento spesso ricade sui produttori che non sempre possono contare sull’impegno dei brand. 

Per supportare l’innovazione, sempre più brand e produttori firmano lettere di intenti (LOI), che includono l'impegno del brand ad acquistare un determinato numero di prodotti realizzati con la nuova tecnologia. 

Di recente, inoltre si stanno instaurando collaborazioni che includono un innovatore, un produttore e un brand che investono congiuntamente in un nuovo macchinario attraverso una joint venture (JV). Il macchinario è installato presso il produttore che fa parte della JV.

Detto questo, nonostante gli investimenti iniziali per alcune tecnologie siano elevati, i tempi di ammortamento possono variare da 1 a 2 anni in quanto si riducono i costi variabili di acqua, energia e chimica.

Di conseguenza la creazione di un network di imprese che collaborano tra loro può incentivare e accelerare i processi di innovazione attraverso la condivisione dei costi e dei rischi connessi alle attività di ricerca & sviluppo. 

Il fashion networking, inoltre rappresenta un elemento essenziale per accelerare la transizione del settore moda verso l’economia circolare.

Il modello economico circolare si fonda sul concetto di collaborazione e di rete tra le imprese, con l’obiettivo di far circolare il più possibile materiali e prodotti sia a livello locale che globale.

Attualmente, la filiera della moda prevede un flusso unidirezionale di prodotti e spesso è concentrata in paesi specifici. 

Questo può fungere da barriera al mantenimento in circolo dei prodotti. 

Una volta che i prodotti hanno raggiunto la loro destinazione per il primo utilizzo, spesso devono essere spediti o trasportati altrove per essere destinati a ulteriori usi. 

Per massimizzare la redditività dei modelli di business circolari, sono necessarie, a livello locale, infrastrutture e competenze efficaci ed efficienti in termini di costi per la logistica inversa. Ciò è possibile co-creando nuove reti di approvvigionamento attraverso la creazione di un network di imprese che collaborano tra loro.

A tal proposito, la tecnologia può facilitare la creazione di reti di imprese e collaborazioni tra le aziende del settore moda.

Ad esempio, attraverso il cloud computing le fabbriche e le aziende di moda possono lavorare insieme e contemporaneamente da diverse parti del mondo. 

Ciò consente loro di lavorare in modo più efficace e comunicare più rapidamente.

Inoltre, la blockchain e le tecnologie digitali possono contribuire alla creazione di network di imprese nel settore moda, dal momento che facilitano lo scambio di informazioni relativi ai materiali, consentendo alle aziende di operare in real-time e on-demand.

La transizione verso la moda circolare, dunque, prevede il passaggio verso una realtà diversificata e fortemente connessa attraverso una rete che coinvolga tutti gli attori del sistema moda.

Case study di fashion networking

 

Sono diverse le aziende che hanno definito partnership di collaborazione con l’obiettivo di portare a termine i rispettivi progetti, tra cui:

  • Renewcell e H&M Group: Renewcell, azienda innovativa svedese nel riciclo dei tessuti, e H&M Group hanno stipulato una partnership pluriennale affinché H&M sostituisca, nel corso degli anni, le fibre vergini utilizzate nei suoi capi di abbigliamento con alternative riciclate. H&M Group si è impegnata a incrementare l'uso di materiali riciclati in tutti i suoi brand in un arco temporale di cinque anni. 
  • If Only If e VCH Style: Il marchio di abbigliamento da notte di lusso If Only If ha collaborato con VCH Style, una piattaforma di styling fondata da Ginnie Chadwyck-Healey, sostenitrice della moda sostenibile e giornalista. Insieme, hanno creato una collezione con tre nuovi abiti da notte - Nancy, Maggie e Amanda - utilizzando popeline di biologico certificato GOTS e cotone cambric.
  • Stella McCartney e Bolt Threads: il marchio di moda di lusso britannico Stella McCartney ha collaborato con Bolt Threads nella realizzazione della borsa Frayme Mylo™️, prodotta con micelio vegano, della Stella McCartney’s Summer 2022 Campaign.

 

Conclusioni

 

L’approccio collaborativo tipico dell’Open Innovation e che caratterizza il fenomeno del fashion networking, può rappresentare uno degli strumenti più promettenti per lo sviluppo dell’eco-innovazione e per la transizione verso la moda circolare.

La condivisione di costi e rischi legati al processo di innovazione e l’aumento delle idee innovative che il network può favorire potrebbero incrementare la velocità delle attività di R&S.

Tuttavia, nella progettazione di un rete di imprese, è necessario individuare il giusto equilibrio tra lo scambio di informazioni sufficienti per sviluppare le attività di R&S, mantenimento del controllo sul flusso di tali informazioni, oltre che della proprietà intellettuale delle tecnologie, soprattutto nel caso delle PMI.

Nonostante ciò, l’innovazione aperta, il fashion networking e il progresso tecnologie digitali potrebbero favorire la transizione verso una maggiore sostenibilità e circolarità del settore moda.

 

Ricevi in automatico articoli come questo e gli ultimi aggiornamenti sulla moda sostenibile!

Claudio Ventura
Esperto in economia circolare

Dopo aver conseguito la laurea in Economia Aziendale (percorso in Eco-management), ha approfondito ulteriormente le tematiche legate alla sostenibilità ambientale ottenendo un Master di II Livello in Economia Circolare presso il Politecnico di Bari.

Valuta la performance di sostenibilità della tua azienda di moda

Vuoi conoscere il livello di sostenibilità ambientale e sociale della tua azienda? Scoprilo in pochi minuti con il nostro questionario di autovalutazione di sostenibilità aziendale gratuito!