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Intervista a Botto Giuseppe & F.gli: sostenibilità dei tessuti naturali

Il report Moda e Sostenibilità 2023 di Cikis Studio evidenzia una comune tendenza delle aziende a considerare un materiale naturale come automaticamente a basso impatto ambientale. 

In realtà, nonostante le innumerevoli qualità di queste fibre, il loro approvvigionamento presenta diverse sfide come, nel caso delle fibre di origine animale, garantire l'animal welfare e un impatto ambientale ridotto in fase di produzione. 

Per valutare correttamente il livello di sostenibilità delle fibre naturali, è indispensabile condurre un'analisi approfondita del processo produttivo e dei relativi impatti, nonché dell'uso a cui il materiale è destinato. Una soluzione per l'approvvigionamento responsabile di queste fibre può essere l’ottenimento di certificazioni che ne garantiscono provenienza e trasparenza, come ad esempio la certificazione RWS per la lana, la certificazione GRS per i materiali riciclati e la certificazione Cradle to Cradle.

Ma quali sono le migliori strategie per ridurre l’impatto ambientale di un materiale naturale, come la lana, e come è possibile tracciare un percorso di sostenibilità aziendale distintivo?

Ne abbiamo parlato con Silvio Botto, CEO di Botto Giuseppe e F.gli, un lanificio italiano specializzato nella produzione di filati e tessuti di alta gamma, che ha fatto della sostenibilità un pilastro della propria identità. 

Ascolta l’intervista!

C: Botto Giuseppe e Figli è nota per la produzione di tessuti pregiati, come lana, cashmere, seta e altre fibre naturali. Il vostro percorso verso una transizione sostenibile è iniziato più di 10 anni fa. Perché avete deciso di focalizzarvi sulla sostenibilità dei materiali e quali sono state le prime reazioni del mercato a queste proposte?

S: La prima collezione sostenibile di Botto Giuseppe & F.gli è stata lanciata nel 2015 con il marchio Naturalis Fibra, caratterizzata dall'impiego esclusivo di filati naturali rinnovabili e biodegradabili. In seguito, abbiamo ottenuto la certificazione Cradle to Cradle per le fibre di lana, cashmere e seta di questa collezione. 

All'inizio del nostro percorso di sostenibilità, durante gli anni precedenti alla pandemia, le reazioni del mercato sono state un po' timide, ma l'interesse per questo cambiamento era già palpabile. Infatti, il cambiamento si è verificato negli anni successivi alla pandemia, quando le aziende con cui collaboriamo hanno iniziato a richiedere informazioni più dettagliate e ad accettare le certificazioni che possedevamo. È cominciato così un percorso che oggi sta procedendo sempre più speditamente in quella direzione, molto più rapidamente rispetto a quanto accadesse solo 5-6 anni fa.

 

H2. Come monitorare l’impatto ambientale della produzione tessile

 

C: Per valutare in modo adeguato il livello di sostenibilità di un materiale, è necessaria un'analisi approfondita del processo produttivo e dei relativi impatti. In che modo un'azienda che produce tessuti naturali può verificare che i suoi materiali abbiano effettivamente un ridotto impatto ambientale? Ci può raccontare, in generale, cosa significa sostenibilità per la sua azienda?

S: Il problema attuale è che molte aziende valutano la sostenibilità solo in base alle materie prime utilizzate e non al processo di produzione.

Noi, nella nostra collezione Naturalis Fibra, abbiamo cercato di definire tre linee guida. La prima riguarda la materia prima, che deve essere costituita da fibre naturali, biodegradabili e soprattutto rinnovabili. È fondamentale che provengano da produzioni che ogni anno possono rigenerare la quantità necessaria, come avviene ad esempio con le pecore annualmente tosate e le capre da cui otteniamo il cashmere. Inoltre, è essenziale ottenere la certificazione RWS per la lana e SFA per il cashmere, al fine di assicurarci che le fibre provengano da produzioni con una filosofia simile alla nostra. 

Il secondo aspetto riguarda la produzione, che deve avvenire con un basso impatto ambientale. La nostra azienda utilizza due tipi di energie rinnovabili: l'energia idroelettrica prodotta dalla diga di Tarcento, dove abbiamo un altro stabilimento che produce circa otto milioni di kilowattora all'anno, e l'energia solare autoprodotta tramite i pannelli solari installati nei nostri poli produttivi negli ultimi anni. Attraverso la produzione autonoma di energia rinnovabile, copriamo circa il 75-80% del nostro fabbisogno di energia.

Il terzo aspetto riguarda i coloranti e i finissaggi. Cerchiamo di seguire le linee guida di Cradle-to-Cradle, che sono piuttosto restrittive, e adottiamo le direttive di ZDHC. Questo aspetto diventerà sicuramente fondamentale nel prossimo futuro, quando dovremo dichiarare e pubblicare l'impronta dei nostri prodotti attraverso il passaporto digitale.

C: Alla tracciabilità della materia prima va affiancata la valutazione dei fornitori, poiché la sostenibilità deve rappresentare un valore e un impegno condiviso. Noi siamo molto coinvolti in questo ambito, tanto che abbiamo sviluppato un software proprietario per l'analisi e la valutazione dei fornitori. Come affrontate questa questione?

S: Come dicevo precedentemente, la certificazione è un punto di partenza importante, ma è limitata a un ambito specifico. Per noi, l'elemento fondamentale della sostenibilità è la tracciabilità dei materiali, poiché senza investimenti nella tracciabilità non si può raggiungere un elevato livello di sostenibilità.

Per implementare un sistema di tracciabilità nella nostra azienda, ad esempio per quanto riguarda la lana, abbiamo selezionato alcune fattorie in Australia che sono di proprietà di famiglie che hanno una filosofia molto simile alla nostra e che sono certificate RWS e quindi già coinvolte in questo tipo di business. 

È importante sottolineare che la certificazione RWS rappresenta un passo significativo, ma consente di conoscere solo l'area geografica di provenienza della produzione. Quello che cerchiamo di fare, invece, è fornire al cliente una tracciabilità fino alla fattoria, offrendo al cliente la possibilità di visitare la fattoria, se lo desidera. Inoltre, siamo in contatto con la fattoria e collaboriamo con loro per effettuare investimenti nell'ambito dell'agricoltura rigenerativa, al fine di raggiungere un livello di sostenibilità ancora più elevato.

C: Parlando degli investimenti, una critica spesso rivolta dalle aziende è che i brand desiderano intraprendere percorsi verso la sostenibilità, ma spesso sono le aziende della filiera a dover effettuare gli investimenti. Proprio per questo motivo si propongono partnership e joint venture che aiutino a dividere gli investimenti tra i vari attori. Qual è la sua posizione in merito agli investimenti nel campo della sostenibilità? 

S: Gli investimenti rappresentano un aspetto cruciale per la sostenibilità. Molti brand fanno uso del marketing senza avere dati a conferma delle loro affermazioni che siano il risultato di investimenti effettivi. 

Tali investimenti richiedono una solida capacità finanziaria, che non tutte le aziende possono permettersi, come nel caso dell'energia rinnovabile. Credo che il futuro del nostro mercato creerà sinergie tra aziende come la nostra, dedite alla produzione, e i clienti finali che dispongono delle capacità necessarie per realizzare investimenti di maggior entità.

 

 

H2. Certificazione Cradle to Cradle: cosa prevede e perché ottenerla

 

C: Spostando l'attenzione sul riciclo, anche voi offrite soluzioni basate su fibre riciclate. Tuttavia, il riciclo meccanico presenta diverse sfide, come l'accorciamento delle fibre e le prestazioni inferiori del prodotto finale. Qual è la vostra esperienza e quali sfide occorre superare per ottimizzare sempre di più la qualità dei materiali naturali ottenuti dai processi di riciclo?

S: Abbiamo iniziato a proporre materiali riciclati poiché rappresentano uno dei pillars della certificazione Cradle to Cradle. Così abbiamo deciso di utilizzare i nostri scarti di produzione per creare una piccola collezione chiamata "Green", in cui gli scarti di lana, cashmere e seta vengono riutilizzati per creare tessuti cardati composti dal 51% di scarti pre-consumer e dal 49% di materia vergine, il tutto certificato GRS.

I limiti del riciclo sono evidenti in termini di lunghezza delle fibre e presentano sfide riguardo alla filabilità e alla regolarità del filato.

C: Parlando della certificazione Cradle-to-Cradle, che non è molto comune ma richiede elevati standard di sostenibilità, come ad esempio il lavoro sui materiali riciclati, potrebbe raccontarci quali altre pratiche vi ha spinto a implementare l’adozione di questa certificazione e se la consigliereste ad altre aziende?

S: La certificazione si basa su tre pilastri fondamentali: scarto, energia e biodiversità. È una certificazione sulla quale abbiamo investito molto, poiché richiede un impegno considerevole per essere ottenuta.

Per ottenere questa certificazione infatti, abbiamo dovuto lavorare su diversi aspetti. Il primo riguarda la salubrità dei materiali, mentre il secondo concerne l'indice di riutilizzo, ossia il modo in cui gli scarti possono essere reintrodotti all'interno della catena di produzione, ad esempio attraverso certificazioni GRS.

Un altro aspetto su cui stiamo concentrando i nostri sforzi è la sostenibilità sociale, coinvolgendo sia i dipendenti dell'azienda che la comunità locale vicina all'area in cui operiamo. Stiamo lavorando per promuovere il benessere aziendale e della comunità locale, ad esempio attraverso borse di studio destinate alle scuole.

Gli altri due punti fondamentali che abbiamo preso in considerazione riguardano l'impatto idrico, considerando che un lanificio utilizza notevoli quantità di acqua. Abbiamo cercato di ridurre il consumo di acqua, monitorando attentamente i consumi nelle fasi più impattanti, come il finissaggio e la tintura. Inoltre, stiamo valutando l'acquisizione di un impianto di depurazione e stiamo ottimizzando gli impianti esistenti seguendo le linee guida della certificazione Cradle-to-Cradle e ZDHC.

L’ultimo aspetto su cui abbiamo lavorato è stato l'impatto energetico. Infatti, per ottenere la certificazione Cradle-to-Cradle bisogna raggiungere un autoconsumo interno di almeno il 50% di energia rinnovabile e noi siamo arrivati a circa il 75-80%.

Consigliamo vivamente questa certificazione ad altre aziende, in quanto promuove una sostenibilità autentica e completa.

 

 

H2: Benefici di una strategia di sostenibilità aziendale personalizzata

 

C: Collaboriamo con diverse aziende della filiera che si sentono limitate dai percorsi standard di sostenibilità e desiderano invece individuare la propria identità e differenziarsi. Il nostro approccio consiste nel lavorare sul loro brand, poiché anche le aziende della filiera possono renderlo un valore aggiunto. Per voi, la sostenibilità è effettivamente un elemento identificativo? Quali sono i benefici in termini di riscontro sul mercato?

S: La sostenibilità è indubbiamente divenuta un vantaggio competitivo. Nel corso degli anni, è diventato essenziale per i clienti interagire con aziende che investono nella sostenibilità e che sono in grado di soddisfare le loro richieste.

La nostra filiera è completamente integrata e verticalizzata, il che costituisce il nostro principale punto di forza. In passato, aziende come la nostra erano meno competitive rispetto a quelle focalizzate su una singola tipologia di prodotto. Attualmente, i clienti visitano molto più spesso l'azienda per verificare e valutare il nostro modo di operare, rendendoci più vicini alla loro percezione e alle loro esigenze.

La sostenibilità non è stata soltanto una scelta aziendale, bensì un dovere, considerando l'elevato impatto del settore della moda. È fondamentale educare i consumatori e i brand sul valore delle materie prime e su come produrre capi durevoli e di qualità.

 

Conclusioni

 

Intraprendere un percorso di sostenibilità nel settore tessile rappresenta una sfida sempre più complessa, poiché è necessario agire su diversi fronti, come l'origine delle materie prime, i processi produttivi e le collaborazioni con i fornitori.

L'esempio di Botto Giuseppe e F.gli dimostra come l'adozione di strategie di sostenibilità non solo contribuisca a ridurre l'impatto ambientale, ma anche a rafforzare l'immagine aziendale sul mercato e a ottenere un ritorno positivo sull'investimento effettuato. Scopri come Cikis Studio può aiutarti a sviluppare e implementare una strategia di sostenibilità più adatta per la tua azienda!

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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