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Intervista a WUULS: Tracciabilità, Genuinità e Tinture vegetali

Quando l’intera filiera produttiva è a km0, tracciarla diventa un gioco da ragazzi. È questo il caso di Wuuls, marchio di maglieria nato nel Parco Nazionale del Gran Sasso nel 2019 e fondato da fratello e sorella: Emanuela e Francesco Picchini, nati e cresciuti nella natura incontaminata degli Appennini. 

Noi abbiamo avuto il piacere di chiacchierare, attraverso il nostro Podcast, con Emanuela e testimoniare come Wuuls sia un esempio di sostenibilità per quanto concerne la filiera corta e tracciata, per l’uso di lana proveniente da pecore allevate nel Parco Nazionale e per le tinture vegetali di qualità.

 

Serena: Emanuela, ti andrebbe di parlarci di come è nato Wuuls e di quali sono i valori portati avanti dal brand?

Emanuela: Wuuls nasce principalmente dall’idea di reinvestire nel nostro territorio riscoprendo una tradizione antica, per poi realizzare capi moderni fatti per durare nel tempo. 

Il nostro obiettivo fin da subito è stato quello di realizzare prodotti migliori in un mercato saturo di pratiche sbagliate come quello della moda.

 

S: So che Wuuls è molto legata alla valorizzazione del territorio ed è caratterizzata da una filiera corta. Puoi spiegarci come questo è correlato con la sostenibilità?

E: Siamo legati alla valorizzazione del territorio e parliamo di filiera corta perché si tratta di una filiera locale localizzata proprio nel centro Italia.  Questo è reso possibile dal fatto che l’Italia sia un paese ricco di tradizione ed esperienza nel tessile, quindi non è necessario esternalizzare manodopera o ricercare materie prime altrove (come ci dimostra la stessa materia prima che utilizziamo noi, autoctona degli Appennini centrali).

Quindi, in primo luogo, abbiamo avuto questa possibilità; poi, per noi, realizzare una filiera locale è anche cercare di controllare la filiera il più possibile e di avere maggiore consapevolezza di tutti i processi che i nostri capi subiscono lungo la fase di realizzazione. La gestione della catena del valore è per noi un aspetto fondamentale quando parliamo di sostenibilità.

 

S: Questo mi fa pensare alle problematiche legate all’interruzione degli approvvigionamenti dall’estero durante il lockdown per la pandemia… ci sarà una tendenza a riportare in Italia alcune lavorazioni, oppure no? 

E: Io credo di si. È una sfida del prossimo futuro quella di essere circolari ed autosufficienti all’interno della propria economia locale; una sfida che, secondo me, le aziende devono affrontare nel prossimo futuro. L’ha dimostrato proprio la mancanza della possibilità di approvvigionarsi o di gestire tutti i sistemi produttivi fuori dal proprio stato.

 

S: Quindi per voi è un vantaggio la filiera corta, anche se spesso viene associata ad un costo più alto? 

E: È così. È un vantaggio gestire una filiera locale o quantomeno localizzata all’interno del proprio stato. Immagino che ci sia grande competenza anche fuori ed in continenti molto diversi dal nostro, tuttavia può rappresentare un vantaggio sia dal punto di vista della dinamica legata alla sostenibilità, sia dal punto di vista gestionale e quindi di maggior controllo e di maggiore trasparenza. 

 

S: Tracciabilità è una parola chiave sul vostro sito. Cosa significa per voi trasparenza verso il consumatore?

E: Tracciabilità, hai usato il termine giusto! Per noi significa essere completamente trasparenti nei confronti dei consumatori ed educarli al viaggio che i prodotti compiono prima di finire nelle loro mani. Con tracciabilità intendiamo la capacità di descrivere il percorso che i capi effettuano lungo la filiera. Se svolta in maniera adeguata, ti permette di visualizzare quelle che possono essere le zone d’ombra della filiera, e quindi, di correggerle.

 

S: Ti andrebbe di parlarci della tintura naturale che realizzate insieme alla Tintoria Ferrini? I colori che vi identificano sono le tonalità del giallo e del blu: come avete lavorato per ottimizzare la resa estetica di queste tonalità? Quali sono le differenze qualitative della tintura naturale rispetto alle tinture che utilizzano componenti chimiche ed inquinanti?

E: Vorrei iniziare dal farvi comprendere perché è necessario, per noi, adottare questo tipo di tecniche. Andando a ritroso, abbiamo scoperto qual è effettivamente il danno che le sostanze producono nei processi di produzione.  9 miliardi di chilogrammi di sostanze chimiche vengono impiegati dalla moda ogni anno per completare i prodotti tessili. Infatti, è stato stimato dall’Associazione italiana Tessile e Salute, che l’8% delle malattie della pelle sono causate dalle sostanze che impieghiamo nei processi tintori (Report sulla 4° Conferenza nazionale dell’Associazione Tessile e Salute, Roma 2013, NDR).

Da qui, è nato il desiderio di collaborare con tintoria Ferrini ed utilizzare tinture antiche riscoperte (quelle completamente vegetali) e rese contemporanee dalle tecnologie attuali. Tintoria Ferrini è dunque il nostro partner in questa sfida. 

I nostri colori principali sono il blu e lo Scotano, una sorta di tortora. Il blu lo ricaviamo da un pigmento vegetale, il Guado, noto come uno dei pigmenti naturali più apprezzati al mondo: veniva già commercializzato dai commercianti medievali per il prezioso valore che conserva nel tempo.  Lo Scotano, invece, è un arbusto ramificato con delle tonalità che danno al tortora e il pigmento si ottiene dalle foglie dei giovani ramoscelli. È originario di una vasta area dell’Europa meridionale ed è molto diffuso soprattutto in Italia, motivo per cui abbiamo scelto di utilizzarlo. 

Tintoria Fellini ci ha dato, inoltre, anche un po’ del del suo know how in termini di performance della resa del colore. Una peculiarità delle tinture vegetali è che muta di collezione in collezione per via del fatto che i pigmenti non sono sempre gli stessi, rendendo ogni capo unico!

 

S: Per quanto riguarda la resa del tempo, invece? Perché il prodotto è destinato a durare, giusto?

E: Sì, per questo dobbiamo ringraziare un partner come Ferrini, un’azienda storica e con alta professionalità e che è ben in grado di dare stabilità alla tintura. Ovviamente, trattandosi di quelli che produciamo di capi delicati, sarebbe meglio non esporli alla luce diretta del sole quando li asciughiamo (questo è raccomandato specialmente per il blu) perché il colore potrebbe cambiare nel corso del tempo.

 

S: Hai parlato di salute, perché hai citato il report di tessile e salute che ricorda che l’8% delle malattie della pelle derivano anche dai capi che indossiamo; poi hai parlato di trasparenza e di tracciabilità. Secondo te, perché un consumatore viene da Wuuls? Cosa lo lega all’azienda? 

E: Quello che abbiamo notato è che i consumatori si sono legati al nostro progetto per la qualità dei capi. Molti si sono affezionati alla qualità della lana e al fatto che piaceva loro l’idea di acquistare un capo che avesse tinture non tossiche naturali al 100%

Credo che lo step successivo sia poi effettivamente comprendere se siano legati a Wuuls per la qualità dell’articolo in sé, oppure anche per tematiche più ampie come la gestione della filiera, la completa trasparenza e la credibilità nei confronti del consumatore.

 

S: Qual è il vostro target? 

E: Abbiamo svolto test di mercato per capire quale fosse il nostro target e devo dire che si sono avvicinati tanti consumatori di mezza età. Questo, secondo noi, è dovuto dal fatto che realizziamo un capo molto basico. 

Non ci siamo ancora spinti alla ricerca del target preciso, stiamo ancora facendo dei test. Per adesso, abbiamo ricevuto la maggior parte dell’interessamento da parte di un target più elevato ma ci piacerebbe riferire il nostro messaggio alle generazioni più giovani. Stiamo quindi cercando di capire se è una questione legata al design del progetto e quindi al fatto che prodotti estremamente basici piacciono di più ad un target più alto. Ci stiamo mettendo in discussione!

 

S: La sostenibilità vi sta aiutando? Quali sono gli ostacoli che affrontate?

E: Sicuramente c’è un dibattito internazionale che, fortunatamente, impone la sostenibilità e che aiuta anche le piccole realtà ad emergere. La trasformazione delle aziende verso obiettivi più sostenibili è ormai diventata necessaria; possiamo vederlo anche dagli obiettivi designati dalle Nazioni Unite, che indicano la strada da intraprendere per uno sviluppo sostenibile. 

Perciò c’è sicuramente un aiuto nel comprendere il nostro progetto, ma ci sono ancora degli ostacoli legati alla poca consapevolezza del consumatore finale. Ad esempio, tematiche specifiche del settore tessile come le tinture vegetali: per un consumatore è difficile comprendere quale sia il valore aggiunto della tintura vegetale. Ci sono tematiche più facili da comprendere, come il cotone biologico: oggi quasi tutti i consumatori hanno consapevolezza di che cosa sia. I processi tintori, invece, sono ancora un campo inesplorato.L’educazione e i grandi leader del settore potrebbero sicuramente aiutare in generale nella consapevolezza rispetto alla sostenibilità del mercato. 

Dall’altra parte, emergere in un mercato in cui c’è tanto greenwashing è difficile. Non è facile far comprendere quali sono gli aspetti veri e quali vengono esclusivamente utilizzati come trend di mercato. Noi speriamo sempre che l’onestà paghi, però questa rimane la sfida più dura.

 

S: Progetti futuri? 

E: Stiamo cercando di portare avanti il modo in cui il consumatore può gestire capi quando è a casa, per fare in modo che il prodotto duri più a lungo e, quindi, possa avere anche la capacità di ripararlo.  Stiamo anche cercando di impostare una sorta di comunicazione aziendale che possa educare il più possibile su quali sono i nostri punti di forza e spiegarlo nella maniera più precisa possibile, per dare nozioni in materia e dare la capacità al consumatore di essere in grado di poter distinguere la nostra realtà da quella di altre che realizzano progetti non proprio trasparenti.

 

 

Possiamo affermare che i giovanissimi founders della Startup Wuuls abbiano le idee chiare in tema di sostenibilità. 

La qualità dei loro capi tanto apprezzata dai loro clienti è infatti frutto di un forte rispetto e passione per il territorio in cui sono cresciuti. 

Emanuela ci ha insegnato che amare il territorio significa controllare che ogni step della filiera produttiva venga eseguito nel pieno rispetto di tutte le risorse coinvolte: dalla pecora che fornisce la lana all’estrazione dei pigmenti naturali per la tintura del capo.

 

 

 

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Francesca Poratelli
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Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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