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Materiali sostenibili nel settore moda: i nuovi dati di Textile Exchange

Nel settore della moda, la sola produzione delle materie prime è responsabile del 38% delle emissioni totali della catena del valore della moda.

Infatti, in termini di impatto, la selezione dei materiali è, insieme all’utilizzo di energia lungo la filiera, l’elemento di maggiore importanza per ridurre le emission, come indicato nella Guida per il settore abbigliamento e calzature di Science Based Targets.

Al fine di valutare i progressi compiuti dalle aziende nell'adozione di materiali più sostenibili, Textile Exchange ha pubblicato il suo rapporto annuale "Material Change Insights" il 20 aprile 2023, che analizza i progressi raggiunti dall'industria della moda, del tessile e dell'abbigliamento nella ricerca di materiali preferred. Il rapporto analizza i dati forniti dalle aziende che hanno aderito al progetto, tra cui marchi, rivenditori, produttori e fornitori, attraverso il benchmark dei materiali di Textile Exchange per l'anno 2021.

Quali sono gli aspetti da considerare nel processo di selezione dei materiali?

 

Selezionare i materiali migliori, sotto il punto di vista ambientale e di tutela dei diritti umani, non è affatto semplice e ci sono numerosi falsi miti a riguardo. L'analisi è complessa e deve considerare gli impatti di tutti i processi di trasformazione della materia prima in tessuto, i quali variano da materiale a materiale. Una valutazione parziale può infatti portare a conclusioni errate.

I principali aspetti da considerare nella scelta dei materiali sono i seguenti:

  • Impatto della materia prima: bisogna valutare l'impatto ambientale e sociale dei materiali utilizzati, come ad esempio i materiali riciclati o quelli definiti preferred (ad esempio, provenienti da pratiche rigenerative, biologici, bio-based, ecc..).
  • Impatto dei processi produttivi: occorre considerare l'impatto dei processi produttivi, come quelli legati ai processi chimici, all'utilizzo di risorse come acqua ed energia, alla gestione dei rifiuti e alla tutela dei lavoratori lungo la catena di fornitura.
  • Impatto del fine vita:l'impatto del fine vita dipende anche dalle scelte fatte riguardo alle materie prime e ai processi produttivi, come ad esempio l'utilizzo di materiali compostabili, riciclabili, durevoli, la monomatericità e le sostanze chimiche impiegate, che influenzano la riciclabilità.

Nel 2010, Textile Exchange ha introdotto il termine preferred per classificare le fibre e i materiali che presentavano miglioramenti ambientali o sociali rispetto alle opzioni convenzionali. Tuttavia, nell'attuale contesto climatico, i miglioramenti legati alla riduzione dei danni non sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Bisogna sfruttare appieno il potenziale della produzione di fibre e materie prime per generare impatti benefici sulle persone e gli ecosistemi, e iniziare a riparare i danni causati.

Per questo motivo, Textile Exchange ha aggiornato la definizione per individuare indicatori chiave riguardanti il clima, la natura, gli animali, le persone e la governance, che non solo si focalizzano sulla riduzione degli impatti negativi, ma promuovono anche risultati positivi misurabili.

Attualmente, un materiale preferred è definito “una fibra o materia prima che, attraverso un approccio olistico alla trasformazione dei sistemi di produzione, garantisce impatti ridotti e benefici aumentati in modo costante per il clima, la natura e le persone,  rispetto all’equivalente convenzionale”.

In particolare, secondo Textile Exchange, una fibra o un materiale preferred viene valutato secondo i seguenti pilastri:

  • Criteri di sostenibilità sviluppati attraverso un processo multi-partner formalizzato.
  • Un norma riconosciuta dall'industria che conferma il suo status di preferred.
  • Un robusto sistema di tracciabilità in atto per monitorare o rintracciare il materiale lungo la catena di fornitura e fino alla sua origine.
  • Sottoposto a test o verificato in modo oggettivo e scientifico per dimostrare di possedere attributi di maggiore sostenibilità, ad esempio attraverso una valutazione del ciclo di vita soggetta a revisione paritaria.
  • Potenziale per la circolarità.

I dati del Material Change Insights 2022 di Textile Exchange: a che punto sono le aziende di moda con l'adozione di materiali preferred?

 

Il Material Change Insight 2022 di Textile Exchange analizza i dati forniti da 424 aziende, tra cui marchi, rivenditori, produttori e fornitori, attraverso il benchmark dei materiali di Textile Exchange per l'anno 2021. Fornisce informazioni sull'adozione dei materiali, nonché sull'allineamento agli obiettivi climatici e ambientali e alla transizione verso un'economia circolare.

Gli indicatori principali a cui il Report fa riferimento riguardano: 

  • materiali preferred
  • materiali riciclati 
  • emissioni di gas serra
  • uso del suolo
  • modelli di business circolari

I risultati evidenziano un aumento nell'utilizzo dei materiali preferred rispetto al 2021. Attualmente, rappresentano il 56% dei materiali utilizzati dai partecipanti al report, registrando un incremento del 6% rispetto all'anno precedente. Inoltre, l'Europa emerge come leader nell'utilizzo di materiali a basso impatto ambientale, rappresentando il 69% del totale in termini di distribuzione geografica. 

È stato riscontrato anche un aumento nell'utilizzo dei materiali riciclati, che costituiscono il 14% di tutti i materiali utilizzati.

In particolare, le categorie di materiali analizzati, includono:

  • Cotone: la percentuale di cotone preferred, sia rinnovabile che riciclato, continua a crescere. Attualmente, il cotone preferred rappresenta il 66,16% del cotone utilizzato, mentre il cotone riciclato rappresenta il 4,56%. Inoltre, il rapporto evidenzia che un numero crescente di aziende ottiene il 100% del loro cotone da fonti biologiche, equosolidali e/o riciclate.
  • Lana: la lana preferred rappresenta il 12,50% della lana utilizzata dalle aziende, mentre la lana riciclata rappresenta il 14,15%. L'adozione di lana riciclata e preferred, con standard di responsabilità come il Responsible Wool Standard o la certificazione ZQ, continua ad aumentare. Tuttavia, anche l'uso di lana convenzionale sta crescendo.
  • Materiali artificiali (lyocell, modal, viscosa): la percentuale di MMCF (fibra cellulosica man-made) certificata ha superato il 40%. È una categoria da tenere d'occhio a causa dell'innovazione in corso e del rischio di deforestazione associato alle fibre a base di legno. Nonostante l'aumento dei MMCF certificati, si registra un incremento anche nei volumi di MMCF convenzionali forniti.
  • Poliestere: la percentuale di poliestere riciclato utilizzato dai partecipanti è del 35%, mentre il poliestere parzialmente biobased è triplicato, anche se la quantità rimane inferiore alle 30 tonnellate. La crescita del poliestere riciclato continua a superare quella del poliestere convenzionale, con un aumento del 27% rispetto al 10%. Si stima che il 36% delle materie prime utilizzate per il poliestere riciclato provenga da rifiuti non tessili, principalmente bottiglie di plastica, il 38% da materie prime tessili, come scarti di fabbrica, mentre per il restante 26% l'origine rimane sconosciuta.
  • Poliammide: è stato registrato un aumento significativo del poliammide riciclato (12,5%), sebbene rimanga un materiale di volume ridotto per la maggior parte delle aziende. Nonostante il riciclo, le innovazioni biobased non stanno avendo un impatto significativo e l'adozione del poliammide convenzionale continua ad aumentare.

Il rapporto evidenzia inoltre un miglioramento nella trasparenza delle regioni di approvvigionamento, con il 47% dei materiali tracciabili fino al paese d'origine, e nello sviluppo di modelli di business circolari, che coinvolge il 73% delle aziende, con il noleggio che risulta essere la soluzione più popolare.

Per quanto riguarda l'utilizzo del suolo, le coltivazioni coperte da standard di sostenibilità rappresentano il 18,3% dell'area totale stimata per tre materiali chiave basati sulla terra, ovvero cotone, lana e fibre cellulosiche sintetiche.

Tuttavia, il rapporto segnala anche un aumento delle emissioni di gas serra del 5% nei fornitori di livello 4, dopo una diminuzione durante la pandemia, indicando un ritorno ai livelli normali di attività commerciale.

I risultati mostrano segnali promettenti dell'impegno delle aziende nel pensare e sviluppare strategie per un approvvigionamento più sostenibile. Tuttavia, il cambiamento avviene ancora troppo lentamente e in modo non sufficientemente sistematico per raggiungere l'obiettivo del 2030 di Textile Exchange, che mira a ridurre del 45% le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di materiali, generando nel contempo impatti positivi sulla salute del suolo, l'acqua e la biodiversità.

Per progredire, è necessario un impegno maggiore su tre fronti: a livello individuale da parte delle aziende del settore, a livello collettivo da parte delle aziende che collaborano insieme e a livello esterno da parte dei governi, delle istituzioni finanziarie e degli altri attori che definiscono il contesto in cui opera l'industria.

Conclusioni

 

Riconoscere i materiali sostenibili rappresenta una sfida complessa, spesso accompagnata da equivoci. È essenziale considerare gli impatti di tutti i processi di trasformazione delle materie prime in tessuto, tenendo conto delle specificità di ciascun materiale.

L'analisi dei dati del rapporto "Material Change Insights 2022" di Textile Exchange ha evidenziato progressi significativi nell'adozione dei materiali preferiti da parte delle aziende di moda. Tuttavia, c'è ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi climatici globali di riduzione delle emissioni di gas serra e degli impatti ambientali, e lo stesso Textile Exchange sottolinea che lavorare solo sui materiali non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici, è necessario infatti concentrarsi anche su altri aspetti della filiera.

Un impegno maggiore da parte delle aziende, la collaborazione tra gli attori del settore e l'azione di governi e istituzioni sono quindi fondamentali per promuovere un approvvigionamento più sostenibile e garantire impatti positivi sulla salute del suolo, l'acqua e la biodiversità.

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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