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Tessuti ecosostenibili: quali sono i migliori in vendita e come selezionarli

Nel 2018, l’industria della moda globale ha prodotto 2.1 miliardi di gas serra, il 4% del totale globale, pari alle emissioni combinate di Francia, Germania e Regno Unito. I tessuti, in particolare, sono l’elemento di maggior impatto, rappresentando il 67% del totale delle emissioni dell’intera industria, considerando le fasi di produzione di materia prima, preparazione del tessuto e processi a umido.
L’impatto ambientale dei materiali costituisce anche uno dei principali criteri di selezione per i consumatori. Il 75% di loro pensa infatti che i brand dovrebbero essere obbligati per legge a proteggere l’ambiente a ogni stadio della produzione. Per i materiali, l’attenzione non riguarda infatti solo la composizione ma anche altri fattori come, ad esempio, la provenienza. Per un’azienda, sapere quali tessuti selezionare può quindi fare la differenza sia in termini di impatto che di comunicazione ai consumatori. In questo articolo vi guidiamo alla scoperta dei principali criteri di selezione di tessuti ecosostenibili per un brand e dei produttori più conosciuti, in Italia e all’estero.

Quali aspetti considerare nello scegliere tessuti ecosostenibili?

Scegliere il materiale grezzo. Un esempio: cotone VS poliestere

La prima considerazione da fare è che ogni materiale ha impatti e criticità proprie. Partiamo con un esempio concreto: è credenza piuttosto diffusa che il cotone, in quanto fibra di origine naturale, sia più sostenibile di fibre sintetiche come per esempio il poliestere. Lo studio comparato Environmental Benchmark for Fibres pubblicato da Made-By nel 2018, mostra però come entrambi siano ad alto impatto: in una classifica da A ad E, il poliestere vergine viene infatti classificato come D, mentre il cotone convenzionale ricade nella sezione E. Questo perché i parametri presi in considerazione non tengono conto solo del fine vita dei tessuti, ma anche delle emissioni di gas serra ad essi collegati, della tossicità per l’uomo e di quella ambientale, del loro uso di energia e acqua, così come dello sfruttamento di suolo. Il cotone, in particolare, richiede un ingente utilizzo di acqua e di suolo, ma anche di pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute dei lavoratori. Al cotone è anche collegato un dramma sociale: quello dello sfruttamento del lavoro forzato nello Xinjiang e in alcune aree dell’Uzbekistan e del Turkmenistan. Il primo problema del poliestere vergine, d’altra parte, è che è ottenuto da una risorsa non rinnovabile (petrolio) utilizzando un processo ad alta intensità energetica. Normalmente, non è biodegradabile e finirà quindi in una discarica per anni a meno che non venga riciclato. Il poliestere perde inoltre microplastiche, fenomeno di cui abbiamo parlato qui. Tenendo conto di tutti questi aspetti, il cotone ha, a differenza di quanto saremmo portati a pensare, una performance globale inferiore al poliestere in termini di sostenibilità. È quindi fondamentale conoscere le criticità di ogni materiale per poter scegliere le alternative con il migliore impatto sociale e ambientale, note come preferred e sempre più acquistate da grandi brand, come attesta il report Material Change 2019 di Textile Exchange. Per il cotone convenzionale, le alternative preferred sono il cotone riciclato, quello biologico o quello Fairtrade. Per il poliestere, sul mercato sono oggi disponibili alternative riciclate o bio-based.

Come selezionare i fornitori di tessuti ecosostenibili?

Oltre al materiale grezzo il principale criterio di selezione, come abbiamo detto, è quello di acquistare solo tessuti preferred. Naturalmente, questo non è sempre possibile proprio perché lo slittamento dell’industria è ancora in corso e non tutti – specie i piccoli fornitori – sono ancora allineati. Quali sono quindi gli altri aspetti fondamentali da tener presente nella scelta dei fornitori di tessuti per essere il più ecosostenibili possibile?

  • Tracciabilità
    Se l’azienda non produce tutto internamente, è bene verificare che i propri fornitori verifichino le pratiche ambientali e sociali dei loro subfornitori. In tal senso emerge il tema della tracciabilità, sempre più richiesta dai consumatori e fondamentale per determinare il livello di sostenibilità di un’azienda, come abbiamo spiegato qui.
  • Presenza di certificazioni e standard
    Essenziale è verificare che i produttori possiedano certificazioni ambientali e sociali, garanzia di maggiore sostenibilità. Per l’80% dei consumatori, la presenza di certificazioni è infatti un criterio di scelta fondamentale per l’acquisto. Nella rubrica certificazioni Cikis pubblica periodicamente analisi delle più conosciute, con i loro vantaggi e limiti.
  • Paese d’origine del materiale
    Fondamentale è conoscere il paese d’origine del materiale per verificare che tutti i criteri di sostenibilità, specie quelli sociali, siano rispettati. Caso emblematico è quello del già citato cotone proveniente dallo Xinjiang condannato dal Parlamento canadese e di cui la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha indetto il divieto d’importazione con conseguenze economiche importanti per le aziende.
  • Sistema di gestione energetico e percentuale di energia rinnovabile utilizzata:
    Per molti materiali tra i rischi di produzione c’è quello di un intenso uso energetico. Tra questi il poliestere ma anche il nylon, il cotone e la pelle. Fondamentale è quindi attuare azioni correttive e strategie per raggiungere o anche solo migliorare l’efficienza energetica; favorendone un uso consapevole, senza sprechi. In tal senso è importante utilizzare fonti di energia rinnovabile per ridurre le emissioni di gas serra.
  • Sistema di gestione ambientale
    L’adozione di un sistema di gestione ambientale fornisce alle aziende un quadro sistematico per l’integrazione delle pratiche a protezione dell’ambiente, prevenendo l’inquinamento, riducendo l’entità dei rifiuti, il consumo di energia e dei materiali, oltre che la gestione sostenibile dei pellet per contrastare la dispersione di granuli plastici nell’ambiente. Questo permette anche un monitoraggio del raggiungimento delle prescrizioni legali.
  • Compliance agli standard chimici:
    Strettamente legati al tema della salute umana, ambientale e dei lavoratori, la gestione ambientale dei fornitori e dei processi chimici impiegati nella produzione rivestono particolare importanza strategica. È quindi necessario che la catena del valore si allinei a standard e certificazioni riconosciute, come lo ZDHC (o equivalenti).
  • Percentuale degli scarti di tessuto:
    Solitamente solo nel processo di manifattura viene sprecato circa il 15% di un tessuto. Contando anche tutte le altre fasi produzione, gli scarti costituiscono un’altra importante voce nell’impatto del settore, a cui le aziende devono porre attenzione per migliorare il loro bilancio complessivo di sostenibilità.
  • Sistema di sicurezza e salute convalidato:
    L’attenzione al valore sociale è uno degli aspetti sottolineati dal Decalogo sulla Responsabilità sociale e ambientale nel settore moda, promosso da Camera Nazionale della Moda Italiana per tracciare una via italiana alla moda responsabile e sostenibile e favorire l’adozione di modelli di gestione responsabile lungo tutta la catena del valore della moda a vantaggio del Paese. Un sistema efficace di gestione della salute e sicurezza sul lavoro è essenziale per garantire la protezione del personale, ed è quindi bene che le aziende verifichino che anche i propri fornitori, lungo tutta la catena, ne adottino uno convalidato. Collaborare con fornitori che formino i propri dipendenti sui rischi sociali presenti lungo la filiera è parte fondante di questo percorso.

Fornitori di tessuti ecosostenibili: qualche esempio

  • Aquafil: uno dei principali gruppi in Italia e nel mondo, per la produzione di fibre sintetiche, Aquafil è anche leader nello sviluppo sostenibile. Ha infatti creato ECONYL®, filo di nylon rigenerato a partire dai rifiuti di nylon.
  • Re-Verso™: marchio identificativo di una supply chain composta da diversi attori, Re-Verso™ è un sistema di produzione a economia circolare per lana e cashmere di alta qualità, pre-Consumer e Takeback. Le aziende possono quindi offrire i propri scarti tessili, entrando a far parte del circuito virtuoso.
  • Mantero: in partnership con Ecotec® di Marchi & Fildi, Mantero ha creato RESILK®, processo tracciabile completamente Made in Italy per generare un nuovo filo di seta dagli scarti e dalle eccedenze di tessuti inutilizzati.
  • Maeko Tessuti & Filati Naturali: produttore di tessuti naturali dal 1998, Maeko si distingue per l’attenzione alla sostenibilità e all’innovazione proponendo, tra gli altri, tessuti generati a partire da ananas e dall’alga.
  • Berto Industria Tessile: eccellenza italiana di innovazione sostenibile, abbiamo intervistato il loro amministratore Flavio Berto in una puntata del podcast Cikis – Business stories di Moda e Sostenibilità. Seguitelo per non perdervela!
  • Candiani Spa: fondata nel 1938, Candiani è pioniera del denim riciclato, famoso in tutto il mondo.
  • Smart Shop di C.L.A.S.S.: sostenuto da importanti partner, nell’eco shop di C.L.A.S.S. le aziende possono acquistare anche piccole quantità di tessuti sostenibili.

Perché una lista di fornitori non basta?

Scegliere le alternative migliori in tema di sostenibilità non è argomento semplice, specie perché spesso è necessario coniugarle con le esigenze e le priorità aziendali. Le motivazioni che possono spingere i brand a modificare le proprie operation in ottica di una maggiore sostenibilità possono essere diverse, andando dalla scelta valoriale della proprietà, alla volontà di rispondere alla richiesta dei consumatori o di conformarsi alle richieste di buyer specifici (come per esempio alla Sustainable Sourcing Policy di Zalando). Nel definire un percorso di sostenibilità, bisogna inoltre tenere in considerazione anche altri elementi come il posizionamento dell’azienda, la strategia a lungo termine e le richieste dei Paesi del mercato di riferimento.

Cikis si occupa quindi non solo di analizzare l’intera filiera, ma anche di guidare le aziende nella scelta dei tessuti e delle certificazioni a lei più consone, attraverso una consulenza completa e tailor-made.

 

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Serena Moro
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Consulente di sostenibilità specializzata nelle attività di pianificazione, con un’attenzione specifica allo sviluppo di filiere sostenibili e tracciate.
Ha fondato Cikis per portare un impatto concreto nel mondo della moda.

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