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Intervista a Healthy Seas: Eroicità, Forte community e Sinergia

Healthy Seas è un’organizzazione non profit che nasce nel 2013 per contrastare il fenomeno della pesca fantasma. Si stima infatti che 640000 tonnellate di reti da pesca finiscano negli oceani, ogni anno, uccidendo milioni di animali. 

Healthy Seas recovering fishing nets

Jenny Ioannou, Responsabile di Comunicazione di Healthy Seas, racconta come l’iniziativa sia nata da un team di subaquei nei Paesi bassi che, nel corso delle loro escursioni, continuavano a ritrovare relitti ricoperti da vecchie reti disperse dalle navi da pesca. 

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Al fine di porre fine alla problematica in questione è nata dalla partnership di tre enti fondatori Healthy Seas.

Il primo è Ghost Diving, organizzazione internazionale senza scopo di lucro di subaquei volontari e specializzata nella rimozione di attrezzi da pesca persi nei mari dal 2009.  Aquafil, secondo partner, è il principale produttore di Nylon 6 in Italia e nel mondo, e ha implementato l’innovativo e rivoluzionario sistema di rigenerazione ECONYL®, che produce nylon 6 utilizzando i rifiuti pre e post-consumo. Infine,  Star Sock è l’azienda che produce calzini brandizzati Healthy Seas, composti da filato ECONYL® e cotone certificato GOTS.

585 tons of fishing nets collected

In molti sanno come il nylon ECONYL® abbia rivoluzionato l’industria moda, grazie alle performance di alto livello (che non hanno nulla da invidiare alle performance del nylon vergine) e alla possibilità di riciclarlo infinitamente, permettendo illimitate possibilità di utilizzo da parte di interior e fashion designer, creatori e consumatori. 

Per quanto riguarda le reti che non sono fatte di nylon, ma da altre tipologie di plastica, Jenny ci spiega come queste siano state trasformate in altri oggetti come, ad esempio, portachiavi o braccialetti. In quest’ultimo caso l’azienda partner che permette l’upcycling per questo tipo di plastiche è Bracenet.

Sono 85 le aziende partner di Healthy Seas, da aziende di grandi dimensioni (come OVS, Hyundai, ecc…) a molte startup nate con la passione della sostenibilità e del pianeta. Jenny invita le aziende a collaborare al fine di allargare la community, salvare i mari e sensibilizzare maggiormiente l’opinione pubblica sugli effetti devastanti che le reti fantasma hanno sull’ambiente marino e sulla biodiversità. 

Proteggere i mari diventa una necessità dal momento in cui gli oceani ricoprono il 70% del suolo terrestre e forniscono più del 50% dell’ossigeno che respiriamo. Oltre al problema dell’inquinamento, quindi, c’è bisogno di proteggere quella che è la fonte di vita per tutti gli esseri viventi del pianeta.

Vista la gravità della situazione e, quindi, l’urgente necessità di un cambiamento da parte delle persone, Jenny ci racconta l’importanza della prevenzione, parola chiave, ormai, in qualsiasi discussione che abbia al centro il tema della sostenibilità. Dal momento in cui il problema delle reti da pesca è dovuto da un gesto involontario (anche perchè, ci spiega Jenny, nessuno vorrebbe perdere attrezzature da costi così elevati), la prevenzione e l’educazione rivestono un ruolo cruciale nella risoluzione del problema.

Regenerative System ECONYL

In primo luogo, Healthy Seas si occupa di collaborare con pescatori, allevamenti ittici e comunità locali per evitare che le reti finiscano in mare. Inoltre, attraverso progetti di formazione scolastica, l’associazione vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni ambientali causati dalle reti da pesca fantasma, promuovendo l’importanza ecologica ed economica di mari puliti. 

Nel caso del nostro Mar Mediterraneo, ci racconta Jenny, le specie che spesso vengono ritrovate uccise da reti fantasme sono balene e tartarughe, in specie nel Sud Italia. Healthy Seas è riuscita ad avvalersi dell’aiuto del partner Eolian Islands Preservation Fund per stabilire una collaborazione regolare con i gruppi di immersione nelle Isole Lipari e Vulcano.

 

Conclusioni

 

Healthy Seas, se da un lato aiuta il pianeta intero ripulendo i mari dalle reti fantasma, dall’altro permette a molte aziende (come, nel nostro caso, quelle di moda) di utilizzare le reti stesse per creare bellezza e utilità, evitando la produzione di materiale vergine. Ci sentiamo quindi in dovere di ringraziarli, con la speranza che la loro voce possa essere sempre più forte!

 

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Francesca Poratelli
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Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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